Da Napoli riparte parte la
mobilitazione nazionale
per spiegare alla gente come la Giustizia in Italia
non sia una priorità della classe
politica
Non
si placa la polemica dopo l'ennesimo schiaffo del ministro della Giustizia,
Maria Grazia Cancellieri, al mondo forense. “Non siamo noi che siamo
inamovibili, è la politica che non vuole, dico non vuole, ascoltare la voce
degli avvocati e dei cittadini che lamentano una Giustizia diventata peggio di
un percorso ad ostacoli”. Lo dice il Presidente dell’ordine degli avvocati di
Napoli Francesco Caia reduce dagli stati generali della professione convocati a
Napoli dove è stata decisa una “road map di proteste che inizierà con
un’astensione dal lavoro di tre giorni a cavallo del 20 febbraio”. Caia
annuncia: “ci saranno gazebi in tutta Italia, compreso all’esterno di Camera e
Senato, dove non saranno raccolte firme ma si spiegherà alla gente come la Giustizia in Italia non
sia una priorità della classe politica. Successivamente si sta mettendo in
piedi una grande giornata di mobilitazione nazionale a Roma”. Gli avvocati
infatti chiedono “una riforma seria, concreta, fatta di investimenti perché chi
vive una causa giudiziaria entra in un vero e proprio girone dell’inferno
dantesco”. “Fino adesso – ha spiegato il Presidente degli avvocati di Napoli -
tutte le nostre proposte sono rimaste inascoltate”. Ma se avesse davanti il
Ministro della Giustizia cosa chiederebbe? Francesco Caia risponde così: “Mi
risulta difficile pensare di parlare con il Guardasigilli visto che non ci ha
voluti ascoltare, ma al di là di questo io penso che le responsabilità di una
Giustizia in ginocchio non sia da ascrivere solo al ministro, ma a tutta la
classe politica che non vuole una riforma seria e concreta, preferirebbe il
solito pacchetto di norme di facciata. La classe politica è affaccendata in
altro mentre il cittadino ogni giorno si confronta con una Giustizia lenta e
inadeguata per un Paese che vuole definirsi civile”. A Caia fa eco un altro
napoletano. Una figura storica delle lotte dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla,
presidente dell’Anai, l’associazione nazionale avvocati.” Il legislatore ha
perso lucidità giuridica – dice de Tilla - e servono nuove idee per dare
slancio al sistema giustizia”. Per migliorare queste situazioni, Anai ha fatto
alcune proposte: diminuire drasticamente il contributo unificato; riformare in
modo radicale il processo tributario per tutelare con maggiore incisività il
contribuente sganciando strutture, personale e giudici dall’influenza dell’amministrazione
finanziaria; estendere il numero chiuso a tutte le università e, in
particolare, alle facoltà di giurisprudenza per calibrare gli iscritti anche in
relazione agli sbocchi lavorativi.
Dimissioni del ministro alla Giustizia, Cancellieri e di tutti i
deputati-avvocati o, invito, a questi ultimi, di cancellarsi dai rispettivi
albi. È la provocazione lanciata, nero su bianco, dal presidente dell’ordine
forense di Santa Maria Capua Vetere, Alessandro Diana, all’indomani del caos
giudiziario e dello smembramento degli uffici in provincia di Caserta dove lo
scorso settembre è nato un secondo Tribunale, quello di Napoli Nord, ubicato ad
Aversa. “Il Sig. Ministro di Giustizia – attacca Diana - che emargina ed evita
il dovuto e rispettoso confronto con l’Avvocatura,deve dimettersi. I poteri
forti, Signor Ministro, le cd. “lobby” sono le banche,le assicurazioni, i
grandi gruppi economici, e non gli Avvocati, Ministro carissimo! E allora, i
burocrati stiano a loro posto e facciano semplicemente i burocrati senza
invadere sfere di competenza ben più alte delle loro ma senza assumerne, poi,
le conseguenti responsabilità; ed i politici, e finalmente, facciano “la
politica”, si riapproprino, cioè, delle nobilissime prerogative loro conferite
dalla sovranità popolare! Cari Avvocati – aggiunge Diana - “imprestati” alla
Politica, noi Vi chiediamo il rendiconto del Vostro mandato al servizio della
comunità nazionale con particolare riguardo alla Vostra attività per la Giustizia (analisi,
proposte, interventi. Signori Deputati e Senatori, forse non ricordate più di
essere, o di essere stati, Avvocati e la valenza del ministero dell’Avvocato,
infungibile per la più corretta amministrazione della Giustizia. Se lo avete
dimenticato, noi Vi esortiamo –conclude il presidente dell’ordine forense di
Santa Maria Capua Vetere - a dimettervi, come dovrebbe fare, quanto prima, il
Signor Ministro, oppure abbiate uno scatto di orgoglio e di dignità chiedendo
la cancellazione dagli Albi Professionali per difetto delle condizioni e dei
presupposti che ispirano la deontologia forense”.
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti del 20.1.2014)