La contestazione dell'avvocatura di
base
inaugura l'ottava conferenza
dell'Avvocatura
Il sottosegretario Ferri accolto da
fischi e urla
Urla
da stadio, contestazioni violente alla direzione dell’Oua. L’assise degli
avvocati inizia con un gruppo di avvocati che forzano l’ingresso della sala di
palazzo Capuano. A nulla è valso l’invito alla calma del vicepresidente
dell’Oua, Filippo Manciante. Una
cinquantina di esagitati ha continuato a vociferare. Il primo ad essere fischiato è stato il
sindaco, Luigi de Magistris, che quando ha rivendicato la sua figura di
giurista, ha raccolto una serie di urli di disaccordo. Bordate di fischi hanno
accolto anche l’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati di Napoli,
Francesco Caia. Fischi che si sono trasformati in applausi quando Caia ha
attaccato il ministro Severino per il
suo comportamento anti avvocati lo scorso anno. Grida di “fuori fuori”, hanno
accolto il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, impedendogli di
parlare. Ha preso poi la parola il presidente dell’Oua, Nicola Marino. “La
liberalizzazione selvaggia delle professioni intellettuali – ha detto Marino
- accompagnata da una grave perdita di
prestigio dell’Avvocatura registrata presso i cittadini, ha segnato indelebilmente
una certa sfiducia nel ceto forense, determinata anche dalla lentezza della
Giustizia Italiana, sia per quanto attiene quella penale che per quella
civile. Per i tempi di quest’ultima è da
escludere che il prolungarsi del giudizio sia addebitabile all’avvocato,
essendo pura fantasia la storia che l’onorario aumenti con il protrarsi della
causa: è vero il contrario, soltanto con la conclusione della vertenza
l’avvocato riesce ad ottenere il compenso per l’attività professionale, e non
sempre! Non è facile offrire una ricetta
che sia orientata quale vademecum teso alla risoluzione delle annose questioni
che stritolano l'amministrazione della giustizia. E mentre tutto tende a
realizzare correttivi adeguati ha aggiunto il presidente dell’Oua - troppo spesso,
per incapacità ed incultura, non ci si rende conto di alimentare una giustizia
che viene percepita dai cittadini come profondamente ingiusta. Un'avvocatura in
cui tutte le associazioni siano una risorsa in un percorso che, attraverso il
ruolo centrale dell'Oua, esprima una posizione unica. Per troppi anni – ha
concluso Marino - hanno parcellizzato le nostre istanze rendendole meno
forti. È arrivato il momento di parlare
attraverso una voce sola. Abbandoniamo le logiche divisive ed intraprendiamo
una battaglia che non sia, finalmente, di retroguardia, ma che ci ponga al
centro del dibattito culturale e sociale del paese. Tutto questo, per affermare
e rivendicare che le riforme vanno fatte parlando con la gente, vivendo i
territori e non restando colpevolmente seduti dietro scrivanie di cui non si
conosce il valore, perché non guadagnate col sacrificio. Diamo voce alla gente
che soffre, al Paese che soffre! Ed anche se tutto, in questi ultimi anni
sembra sfiorire ed appassire, io continuo a coltivare una speranza ed ad
inseguire un sogno. Continuo ad immaginare che possa esistere una risposta
positiva rispetto alla legittima domanda:" Quale giustizia senza
diritti?" La mia risposta è semplice e breve:"La giustizia è diritto
e sino a quando ci sarà un uomo, un cittadino, un avvocato pronto a battersi
per la tutela di un altrui diritto, avremo la certezza di vivere in un tempo in
cui lo Stato non è ordine, ma società".
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti del 16.1.2014)