Oua: Questa riforma mortifica la
professione di avvocato.
Anf: testo pasticciato. Norme in
contrasto tra loro e con le norme vigenti.
“L’è tutto sbagliato. L’è tutto da rifare”,
avrebbe detto Gino Bartali davanti al testo della riforma della professione
forense licenziato dalla commissione Giustizia di Montecitorio e che debutterà
in Aula lunedì prossimo. E così sembrano
pensarlo anche le associazioni sindacali degli Avvocati. Netto il giudizio del presidente Oua,
Maurizio de Tilla: "a che serve una legge di riforma forense che elimina
le tariffe oltre che i minimi dei compensi e che consente i soci di capitale
nelle società professionali tra Avvocati? Perché dirsi soddisfatti di un
provvedimento che non tiene conto della funzione costituzionale dell'avvocato?
Da parte nostra sono tre decisi no al testo licenziato dalla Commissione
Giustizia della Camera dei Deputati". Per de Tilla, "non si possono
condividere le dichiarazioni del Ministro della Giustizia quando afferma
drasticamente la contrarietà a qualsiasi norma dell'ordinamento forense che
contrasti con i principi e le norme di liberalizzazione oltre che la
riaffermata vigenza ed efficacia del principio di delegificazione che contrasta
con il dettato costituzionale". A de Tilla fa eco il segretario generale
dell'Associazione nazionale forense, Ester Perifano, che auspica 'un vigoroso e
accorto intervento dell'aula di Montecitorio, perché diversamente, gran parte
delle previsioni si riveleranno ben presto inapplicabili e, sostanzialmente,
inutili. Non solo – aggiunge - il testo sulla riforma forense licenziato dalla
Commissione Giustizia della Camera dei Deputati è molto pasticciato, poiché
numerosi passaggi sono in contrasto non solo con le norme oggi vigenti dopo le
manovre di fine 2011 del Governo Monti e prima ancora del Governo Berlusconi,
ma anche con altre previsioni contenute nel ddl stesso. Le contraddizioni sono
numerose - evidenzia - no alle società di capitali ma, per evitare di
contraddire una legge dello Stato vigente da pochi mesi, sì a una legge delega
che introduca e disciplini società di capitali fatte apposta per gli Avvocati.
Per quanto riguarda l'accesso alla professione l'esame di stato rimane
esattamente identico a quello di oggi, ma si trasforma in un esame semplificato
se si frequentano le scuole forensi. Il ddl 'stabilendo che le scuole forensi
saranno obbligatorie, implicitamente prevede che vi saranno prove di esame che,
evidentemente, non saranno mai sostenute da alcun candidato - spiega ancora
Perifano - Una scelta che inoltre è in contrasto con quanto deciso, solo
qualche mese fa, dal Congresso Straordinario forense di Milano. Raffazzonate
anche le norme relative alle specializzazioni forensi, che sembrano violare le
norme sulla concorrenza, anche se la previsione dell'alternativa
nell'acquisizione del titolo è un elemento positivo. L'aspetto probabilmente più eclatante -
sottolinea ancora Perifano - è costituito dalle norme che riguardano la
governance nazionale : ignorato integralmente l'art.3 del Cresci Italia, si
modifica il numero dei Consiglieri Nazionali Forensi, cosi' mettendo seriamente
a rischio la sopravvivenza dell'organo che amministra la giurisdizione
domestica, e non vi è alcuna distinzione , come richiesto dalla legge oggi
vigente, tra la funzione amministrativa e la funzione disciplinare”.
L'avvocatura, avverte Perifano, “non ha bisogno di essere imbrigliata, ma di
una normativa moderna che la aiuti ad essere competitiva rispetto alle altre
professioni e ai colleghi di oltralpe. Incomprensibile rimane l'atteggiamento
bifronte ed ambiguo del Governo e del ministro della Giustizia - denuncia
infine il segretario Anf - che da un lato partecipa ai lavori della Commissione
e, talvolta, esprime anche pareri sui singoli emendamenti e dall'altro
riafferma la propria intenzione di procedere velocemente con la stesura del
DPR. Il che non fa che confermare la sovrana confusione che regna nelle stanze
di via Arenula”.
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti dell’8.6.2012)