L'ultima delibera in ordine di tempo contro le società di capitali
nella professione forense sarà quella del Conseil National des Barreaux
francese
Tutti gli avvocati europei e i loro organismi di
rappresentanza sono molto preoccupati della tendenza di alcuni governi dei
paesi della Ue (compreso quello italiano) di ammettere soci di puro capitale
nelle strutture che dovrebbero svolgere attività di assistenza e consulenza
legale.
Tendenza che parrebbe imposta da quella che i legali europei, come ha
spiegato la presidente del Ccbe Marcella Prunbauer- Glaser nell’intervista
pubblicata nella scorsa Newsletter, hanno oramai definito la Troika, cioè Fondo
monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione europea. I tre organismi sembrano dettare l’agenda
delle riforme usando a pretesto la grave crisi economica per realizzare un disegno iper-liberista, che
finisce con l’assimilare l’attività professionale legale alla stregua di un
servizio puramente economico.
L’Assemblea generale del Conseil National des
Barreaux si appresta, prossimamente, ad assumere una dura delibera contro i
soci di puro capitale nelle società tra avvocati, citando la decisione della
Solicitors’ regulation authority inglese, che il 28 marzo scorso ha autorizzato
l’apertura delle prime tre Alternative Business Structures (Abs);e citando
anche la legge di stabilità italiana, che ha ammesso le società di capitali
aperte al capitale non professionale.
Le ragioni delle perplessità sono legate
al rischio che queste strutture attentino ai principi fondamentali della
professione forense, riconosciuti come determinanti per la tutela dei diritti
dei cittadini in tutte le democrazie occidentali. E infatti così si legge nella
bozza di delibera: “Il Conseil considera che l’apertura delle Abs ad azionisti
non avvocati compromette il rispetto di regole deontologiche proprie della
professione forense (l’indipendenza, il rispetto del segreto professionale,
l’obbligo a evitare conflitti di interesse) e può attentare agli interessi dei
clienti nella misura in cui gli azionisti non avvocati possono essere
autorizzati ad esercitare un controllo sull’attività professionale legale”.
Il
Conseil ritiene inoltre che, non potendo essere le Abs considerate come studi
legali, non beneficiano delle libertà di stabilimento e di circolazione che le
direttive comunitarie riconoscono specificatamente agli avvocati; e conclude
dichiarando la propria opposizione all’apertura del mercato dei servizi legali
ai professionisti non avvocati, che non hanno una formazione specifica e non
garantiscono qualità alla difesa degli interessi dei cittadini.
Come dicevamo,
tutta l’avvocatura europea è in subbuglio. Nella ultima riunione della
commissione concorrenza del Ccbe (la rappresentanza europea dei Consigli
dell’Ordine), che si è tenuta giovedì 19 aprile, molte delegazioni, sopratutto
la greca e la irlandese, hanno espresso gravi preoccupazioni sul rischio che la
crisi porti i governi a diminuire lo status di indipendenza degli avvocati e
delle loro organizzazioni rappresentative. E non sembra che la Commissione europea,
pur dichiarando anche tramite la commissaria Viviane Reding di avere a cuore il
problema, si sia attivata presso i governi nazionali per evitare che ciò
accada.
Luigi
Berliri (da Mondoprofessionisti del 30.4.2012)