Ma ecco cosa possono fare le coppie di fatto, anche quelle gay
Siamo nel 2012 e una coppia non sposata per lo Stato
italiano non rappresenta alcunché.
Anche se i due convivono da anni, progettano il
proprio futuro come coniugi e hanno figli, da un punto di vista legale sono
considerati come estranei. Ne sanno qualcosa le ex conviventi di militari
uccisi che non essendo vedove non hanno potuto presenziare al picchetto
d’onore, oppure i partner di malati che in ospedale vengono cacciati via
“perché non sono parenti”.
I dati Istat del 2005 indicano in almeno 500mila le
coppie che convivono mentre i figli nati fuori dal matrimonio sono il 15%.
Nonostante il fenomeno sia in continua crescita, è ancora ignorato e oggi in
Commissione Giustizia giace una decina di proposte di legge per le unioni
civili, ma una sintesi che preluda al via dell’iter parlamentare è ancora
lontano. Tanto lontano che persino la ministra del Welfare , Elsa Fornero ha
dovuto ricordare che "oggi le famiglie si fanno e si disfano e quelle
tradizionali neppure si formano. Le coppie di fatto chiedono di essere
considerate famiglie. Ci sono coabitazioni di persone dello stesso sesso che
chiedono di essere riconosciute come famiglie. Lo so e non lo posso
dimenticare: io sono ministro anche delle Pari opportunità".
In attesa della legge che verrà, le coppie che non
vogliono (o alle quali non è permesso come nel caso degli omosessuali) sposarsi
possono però fare qualcosa per tutelare i propri diritti. Per spiegare come
comportarsi con le amministrazioni competenti è nato “Certi diritti che le
coppie non sanno di avere”, edito da Stampa alternativa. L’avvocato Bruno de
Filippis, esperto in diritto di famiglia, ne è l’autore insieme a Gian Mario
Felicetti, Gabriella Friso e Filomena Gallo, e ci spiega come “vivere
consapevolmente in coppia o in attesa di giuste nozze”, sottotitolo nel libro
che, in poco più di 100 pagine, espone efficacemente come applicare leggi che
già esistono.
Avvocato de Filippis, lei è coautore di un "un
manuale di sopravvivenza per coppie che convivono”. Quali sono gli strumenti
legali per realizzare i diritti di una coppia di fatto?
“Io non condivido la definizione, pur comunemente
accettata, di coppie di fatto perché ha qualcosa di diminutivo rispetto alla
coppia di diritto. Le coppie non matrimoniali sono tali perché il legislatore è
venuto meno a un suo obbligo. Intorno alla fine degli anni ’80 la convivenza è
stata dichiarata lecita, prima era punibile come concubinato. Se è lecita va
regolata come ha fatto tutto il resto dell’Europa che ha un ordinamento simile
al nostro. Il legislatore ha mancato e lo spread del diritto fra il nostro e
gli altri paesi continua ad allargarsi.”
Però fra le pieghe dell’attuale ordinamento si
possono sfruttare alcune leggi a proprio vantaggio.
“Sì, ad esempio in che modo tutelarsi per restare
insieme nel caso in cui uno dei due finisca in ospedale o in carcere, ottenere
risarcimenti o congedi, stipulare assicurazioni e convenzioni, garantire che i
figli non subiscano danni o discriminazioni. Cosa fare della casa comune allo
scioglimento della coppia o come conservarla dopo il decesso del possessore,
come chiedere l'affidamento condiviso dei figli dopo una separazione. Ma si
affrontano pure i problemi legati alla convivenza con una persona straniera e
il tema degli accordi in caso di fine rapporto, cosa proibita alle coppie
sposate (è l’unico vantaggio in effetti). E ci sono anche consigli e
suggerimenti per le coppie omosessuali.”
E quando si mettono al mondo dei bambini?
“Il problema è che la coppia matrimoniale ha figli legittimi,
con diritti ben precisi, la coppia non sposata ha figli naturali cha ne hanno
meno soprattutto in sede ereditaria, ad esempio non ereditano tra fratelli.”
Quindi i “fratelli naturali” sono diversi dai
“fratelli legittimi”?
“Sì, ma i figli naturali possono essere resi uguali
ai legittimi tramite una procedura che i genitori fanno in tribunale e si
chiama di legittimazione. In passato si poteva fare solo se i genitori erano
impossibilitati a sposarsi tra di loro perché, per esempio, uno era morto o era
coniugato con altra persona. Oggi molti tribunali ammettono la legittimazione
anche se la coppia non vuole sposarsi. Si tratta di una nuova giurisprudenza
che consente di mutare lo status dei figli nonostante il conservatorismo del
legislatore.”
Spieghi come funziona la “convenzione di libera
convivenza”.
“Noi abbiamo un sistema anagrafico che consente di
iscriversi come conviventi aventi dei vincoli affettivi quando si fa un cambio
di residenza e si dichiara la residenza comune. Questa dichiarazione può essere
utilizzata magari in ospedale se i medici ci impediscono di assistere il nostro
partner affermando che non siamo parenti.”
Deve comunque esserci una convivenza ufficiale, se
uno dei due ha la residenza altrove non si può fare?
“No, in questo caso non si può fare la dichiarazione
anagrafica di convivenza. È per questo che ci vuole una legge.”
E non che siano mancati tentativi: dai Pacs ai Dico
tutte le proposte di legge si sono presto arenate.
“I Dico sono stati l’ultimo tentativo ma partivano
dal presupposto sbagliato volendo stabilire cosa è una coppia convivente
evitando però che le coppie si dichiarassero tali per non costituire
un’alternativa dichiarata al matrimonio. Dalla bozza non si capiva neanche cosa
fosse la coppia convivente visto che rientrava nel caso pure quello di due
sorelle coabitanti. Il problema è che le unioni di fatto comprendono quelle
eterosessuali e omosessuali. Se si fosse trattato di normare solo le prime
forse ci si sarebbe riusciti, e non è detto. Il fatto che ci si debba occupare
pure delle coppie gay rende tutto più difficile”.
Per quanto il 53,4% degli italiani sia favorevole
addirittura ai matrimoni tra coppie omosessuali, al legislatore italiano
l’argomento delle unioni gay risulta anche più ostico. Ma unire le due battaglie
delle coppie di fatto e dei matrimoni gay non rischia di essere un danno
rallentando il tutto? Alcune proposte di legge vanno in questo senso, vedi
quella dell’onorevole Concia del Pd.
“Forse 20 anni fa questa era una riflessione che si
poteva fare, ma oggi le convivenze gay non sono più un tabù. A livello
internazionale i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono sempre più
accettati e forse lo saranno pure in Francia e negli Usa, dopo le dichiarazioni
del neo presidente Hollande e del presidente Obama che si è convinto a parlare
dopo avere saputo che un sondaggio dava il 57% degli americani favorevole.”
Ma il problema non è la società civile, che è pronta
da quel dì. Si tratta di scalfire i pregiudizi di chi siede in Parlamento,
soprattutto in quello italiano.
“Coma avvocato le posso dire che questa mancanza di
modernità della classe politica riguarda tutto il diritto di famiglia. Basti
pensare che non siamo ancora riusciti ad equiparare i figli naturali a quelli
nati dentro il matrimonio.”
È di oggi la notizia che parla di un accordo
bipartisan per portare finalmente a termine la legge.
“Ma ancora non si è fatto, ancora non si riesce a
dire che i figli sono tutti uguali. L’Europa ha detto, per esempio, che la
famiglia è tale anche con due genitori omosessuali invitando gli stati ad
omologarsi. Ma il nostro ordinamento è talmente carente in proposito che la
magistratura si è spesso trovata a sopperire al vuoto normativo e ci sono state
sentenze della Corte di Cassazione che hanno stabilito come anche la coppia gay
abbia diritto alla vita familiare, che la convivenza è una vera e propria
famiglia portatrice di valori di stretta solidarietà. Il tribunale di Reggio
Emilia ha stabilito che non si può discriminare nell’uso del termine ‘coniuge’
nel caso di matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all’estero.
Insomma la giurisprudenza italiana a tutti i suoi livelli, di merito e di
legittimità, sta dicendo a chiarissime lettere che vanno riconosciuti i diritti
a tutte le coppie, comprese quelle dello stesso sesso. Il problema è solo della
classe politica.”
(Da
tiscali.it del 17.5.2012)