Oltre il 60% del reddito di un avvocato finisce nelle tasse
Dura nota dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura
(Oua), la rappresentanza politica degli avvocati italiani, contro la politica
in atto sulle libere professioni e la giustizia. Maurizio de Tilla, presidente
Oua ricorda che «l’avvocatura sostiene, per la propria parte, il peso della
crisi economica e dell’inasprimento delle imposte che, insieme ai contributi e
agli accessori, supera la percentuale del 60 per cento di quanto si guadagna.
Un’enormità. Se il reddito annuo è di 50
mila euro – spiega - restano in tasca all’avvocato meno di 1500 euro al mese,
senza considerare il rischio della professione e l’organizzazione dello studio.
Un importo irrisorio che rende difficile la sopravvivenza di una larga parte
dei professionisti ( specie i più giovani) e dei loro nuclei familiari. D’altro
canto il Governo – invece che agevolare il lavoro professionale – lo ostacola
abolendo le tariffe e inserendo soci di capitale nelle società professionali. A
questo disegno di snaturamento dell’identità dell’avvocato e di
liberalizzazione selvaggia – continua il presidente Oua - si accompagnano
iniziative di rottamazione dei diritti dei cittadini, con l’obbligatorietà di
una incostituzionale “media conciliazione”, con l’incremento spropositato dei
contributi unificati, con la soppressione di un migliaio di uffici giudiziari,
con le carenze di risorse e di giudici. La volontà di dialogo da parte della
Politica è scarsa – conclude de Tilla – assistiamo a un’azione cieca e
irresponsabile: si cancellano identità e diritti e si eliminano presidi di
giustizia e di legalità. Per tutte queste ragioni siamo costretti a ricorrere
allo sciopero bianco, che come Oua abbiamo proclamato dal 15 maggio al 16
giugno».
Luigi
Berliri (da Mondoprofessionisti dell’8.5.2012)