sabato 12 febbraio 2011

Se "Postacelere" arriva tardi, scatta il risarcimento al mittente

 
Non basta il rimborso del costo, illegittima la norma che esclude il danno

Sarà pure "Postacelere", ma se la consegna arriva fuori tempo massimo, per partecipare ad esempio a una gara d'appalto, al mittente non si può negare il risarcimento del danno. Lo stabilisce la Corte costituzionale che dichiara illegittima la norma contenuta nell'articolo 6 del Dpr 156/73 nella parte in cui dispone che le Poste non incontrano alcuna responsabilità per il ritardato recapito delle spedizioni effettuate con quel tipo di servizio.
Un'azienda trascina Poste spa in Tribunale: la società sostiene che se il plico "Postacelere" fosse arrivato in tempo, avrebbe sicuramente vinto la gara d'appalto perché aveva presentato il massimo ribasso. Invece la spedizione è effettuata per sbaglio a Reggio Calabria invece che a Reggio Emilia. È il tribunale di Napoli a sollevare la questione di legittimità dell'articolo 6 del Dpr 156/73, che pure è stato abrogato dall'articolo 218 del D.lgs 259/03: la decisione è assunta dai magistrati partenopei per analogia a quanto avvenuto al mancato recapito di telegramma con la sentenza 254/02 della Consulta (che già aveva bocciato l'esonero dalle responsabilità). E adesso il giudice delle leggi accoglie, perché il mero rimborso del costo di spedizione non è affatto sufficiente: la norma impugnata, e oggi dichiarata incostituzionale, sollevando le Poste dalla responsabilità costituiva la sopravvivenza di un privilegio ormai anacronistico visto che il servizio ha ormai natura privatistica. All'utente, insomma, non si può negare il diritto a essere risarcito dal momento che ha scelto Postacelere proprio perché arriva prima (o almeno dovrebbe).
L'illegittimità dell'articolo 6 del Dpr 156/73, in buona sostanza, è dichiarata perché la norma non consente un adeguato bilanciamento fra le prerogative del gestore del servizio, da un lato, e le esigenze dell'utente, dall'altro. Insomma: la disposizione va cancellata perché viola il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione.

(Da Telediritto dell’11.2.2011)