Cresce la protesta guidata dall’OUA ma i penalisti si sfilano
di Luigi Berliri
L'avvocatura si spacca sullo sciopero proclamato dal 16 al 22 marzo prossimi dall'Oua, l'organismo di rappresentanza politica della categoria, contro la 'rottamazione della giustizia civile' e la obbligatorietà della media-conciliazione. I penalisti, pur esprimendo solidarietà ai civilisti e condividendo le 'ragioni della protesta', non aderiscono all'astensione dal lavoro, contestando il metodo seguito dall'Organismo unitario dell'avvocatura. Sottoscrivendo i motivi del malcontento, la Giunta dell'Unione delle Camere penali in una nota esprime il suo no a 'un'idea di amministrazione della giustizia parametrata alla gestione della massa di contenzioso e finalizzata esclusivamente all'abbattimento del numero delle cause pendenti', e che così mortifica 'i diritti degli individui e la giurisdizione di cui la figura dell'avvocato, che svolge una essenziale funzione di garanzia dei cittadini, è parte essenziale". Tuttavia "la generalizzata astensione dalle udienze in ogni settore della giurisdizione, anche in quello penale, proclamata da un'associazione non rappresentativa dell'Avvocatura, peraltro senza alcuna preventiva consultazione e condivisione con le Associazioni specialistiche- sottolinea la nota- non può trovare il consenso dell'Unione delle camere penali”. In pochi giorni, comunque. Secondo i dati forniti dall’Oua, è già forte il sostegno alle iniziative lanciate dall'organismo di rappresentanza politica dell'avvocatura. Molti ordini e associazioni forensi hanno aderito o preannunciato l'adesione. 'L'Avvocatura è in rivolta -spiega Maurizio de Tilla, presidente Oua - ed è molto preoccupata per l'entrata in vigore della mediaconciliazione obbligatoria. Sono molti gli ordini e le associazioni forensi che hanno già dato il loro fattivo sostegno o preannunciato l'adesione. L'Unione delle Camere Civili, per esempio, ha invitato tutti i civilisti italiani (quasi il 90% degli iscritti agli albi) a sostenere le iniziative promosse dall'Oua. Il primo appuntamento importante -sottolinea- è il 9 marzo quando è prevista la discussione nel merito dei ricorsi presentati davanti al Tar del Lazio da Oua, Consigli dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, Firenze, Unione delle Camere Civili, Aiaf, Unione Regionale degli Ordini della Campania, Associazioni e molti Ordini. Sono state sollevate questioni di incostituzionalità -rimarca de Tilla - della normativa sulla mediaconciliazione ed è stato chiesto l'annullamento del regolamento attuativo. Ma il calendario di iniziative è sempre più ampio e il primo obiettivo sarà quello di coinvolgere i cittadini in una questione che li investe direttamente”. L'Oua (come pubblicato su AGA News) ha promosso ulteriori iniziative. Al primo punto: intervento ad adiuvandum in relazione al ricorso presentato dal Consiglio dell'Ordine di Torino alla Corte Europea. in secondo luogo, denunciare la ricaduta negativa della mediaconciliazione in sede penale. Inoltre l'Oua si propone di invitare gli Avvocati all'assistenza gratuita nella fase di mediaconciliazione nel caso di risultato negativo. E ancora: invitare la commissione Giustizia del Senato per la sollecita calendarizzazione dei progetti di legge presentati per la modifica della media conciliazione; Benedetti Valentini, Della Monica ed altri. Infine, referendum abrogativo. 'L'avvocatura -conclude de Tilla- si presenta unita sull'astensione dalle udienze proclamata dal 16 marzo al 22 marzo e parteciperà compatta alla manifestazione pubblica indetta a Roma per il 16 marzo, contro l'obbligatorietà' della mediaconciliazione e la rottamazione della giustizia civile. L'Oua presenta inoltre il manifesto in sei punti: 'La mediaconciliazione obbligatoria, ecco perché non funzionerà. Al primo punto delle motivazioni, si legge. 'Perché determinerà un più difficile accesso alla giurisdizione da parte del cittadino', In secondo luogo perché 'determinerà un ulteriore dilatamento dei tempi per la presentazione della richiesta di giustizia al giudice'. Al terzo punto del manifesto, su legge che 'determinerà un aumento degli oneri e una lievitazione dei costi, tutti a carico del cittadino' e al quarto 'perché costituirà un ulteriore strumento dilatorio per la parte inadempiente che non ha alcuna volontà di conciliare la lite'. Al quinto punto, 'perché appare, sul piano sistematico, in totale disarmonia con aspetti processuali e tecnici con l'effetto perverso di un probabile corto circuito per innumerevoli domande'. Infine, sesto punto, 'perché prevede la nullità di una proposta di conciliazione che può avere ricadute pregiudizievoli nel giudizio di merito anche per chi non intende far ricorso alle procedure stragiudiziali di mediaconciliazione'.
(Da Mondoprofessionisti del 24.2.2011)