mercoledì 16 febbraio 2011

Esame avvocati: per bocciare agli scritti non basta il voto, serve il giudizio (e pure esteso)

Senza motivazione esaminatori a rischio-smentita con la perizia del giurista.
Dubbi di legittimità sulle norme

«Bocciato io? Non sia mai detto». Il candidato all'esame per diventare avvocato è escluso dalla prova orale ma non si dà per vinto: contro la scarna motivazione degli esaminatori presenta pareri pro-veritate di giuristi dimostrando che il voto attribuito ai suoi elaborati è troppo basso. Risultato? La declaratoria di inidoneità è annullata e così pure le graduatorie degli ammessi all'orale. Mentre sulle norme che regolano l'accesso alle professione forense restano dubbi di legittimità. È quanto emerge dalla sentenza n. 310 del 12 febbraio 2011, emessa dal Tar Puglia, sezione di Lecce.
La commissione d'esame svolge un lavoro non differente da quello di altri segmenti del settore pubblico e, dunque, non è esonerata dall'obbligo di motivare il provvedimento amministrativo. Anzi, la giurisprudenza afferma che è ben possibile produrre in giudizio pareri pro veritate di giuristi in grado di sovvertire il responso della commissione: l'obbligo degli esaminatori di motivare il loro verdetto si fa quindi ancora più stringente. Gli esperti chiamati in causa dai candidati bocciati propongono una loro valutazione dell'elaborato "incriminato" assumendosene tutta la responsabilità. E nella specie l'aspirante avvocato escluso riesce a provare che i voti attribuiti ai suoi tre pareri erano del tutto riduttivi, mentre la motivazione degli esaminatori risulta troppo sintetica. Il mero voto numerico non può essere sufficiente: in caso di mancata ammissione agli orali, il candidato senza un giudizio esteso non capisce dove ha sbagliato e si configura allora la violazione del suo diritto a migliorare le performance. I giudici pugliesi, poi, mostrano di appoggiare la questione di legittimità sollevata dal Tar Lombardia sulle norme che regolano gli esami di abilitazione alla professione di avvocato: è a rischio-incostituzionalità, ricordano, la disposizione che consente l'attribuzione del semplice punteggio numerico perché il diritto a un giudizio - e pure diffuso - troverebbe fondamento addirittura nel Trattato di Lisbona. Staremo a vedere. Intanto l'aspirante avvocato salentino riesce a riaprire i giochi.

(Da Telediritto del 15.2.2011)