di Luigi Berliri
Altro che conciliazione. È finita in un «tutti contro tutti» la corsa all'inserimento di mozioni nel decreto Milleproroghe. Qualche giorno fa i senatori della commissione Giustizia avevano votato, con approvazione bipartisan, una mozione con cui si rimandava di un anno l'entrata in vigore della mediazione civile. Poi però, durante una riunione notturna, due senatori (vicini al ministro Alfano) hanno inserito una nuova mozione che rinvia di un anno l'entrata in vigore della conciliazione esclusivamente per le controversie condominiali e per quelle che riguardano incidenti stradali. Per tutto il resto, quindi, partenza confermata a marzo. «È un colpo di mano, il ministro Alfano ha ceduto ai poteri forti e ad alcuni ambienti ministeriali» ha subito tuonato Maurizio de Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura. «È in atto - continua de Tilla - un evidente tentativo teso a rottamare la giustizia civile con l'obbligatorietà della mediaconciliazione. L'obbligatorietà della mediaconciliazione è incostituzionale, tanto più perché collegata alla mancata previsione di necessità dell'assistenza dell'avvocato. E a questo ci opporremo in ogni sede». Insieme a quelli dell'Oua non si sono fatti attendere nemmeno i commenti dell'Associazione nazionale forense: «Il susseguirsi di decisioni assolutamente contraddittorie, che vede su fronti contrapposti il Parlamento e il governo, si traduce in un unico risultato: enormi danni per i cittadini» attacca il segretario generale, Ester Perifano. Usa toni più morbidi, secondo suo costume, il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa che evidenzia che non sono disponibili le aule presso i tribunali, e non sono reclutabili i conciliatori nel numero e con la professionalità richiesta. «Il Cnf - ribadisce Alpa - apprezza l'idea di ridurre l'impatto della mediazione obbligatoria per i due settori nei quali si registra il maggior contenzioso (condominio e circolazione stradale) e tuttavia, di fronte alle oggettive situazioni di difficoltà, alla quale non si è ancora potuto porre rimedio, esclude che allo stato attuale l'idea sia praticabile, in quanto i problemi permarrebbero comunque per i settori in cui la mediazione fosse attivata». Dall'altra parte della barricata, i sostenitori della conciliazione non esultano: «Il rinvio della mediazione non consente di rendere tempestivamente efficace la riforma, rischiando di vanificare un così importante sforzo riformatore perseguito dal governo» sostengono in una lettera congiunta Camere di commercio, imprese e professionisti che da tempo chiedevano al governo di non cedere alla tentazione del rinvio. Il rinvio invece è arrivato per quelle due discipline (condominio e incidenti stradali) che, per stessa ammissione di de Tilla, da sole sostengono il lavoro di circa 30 mila avvocati al Sud e quasi 100 mila in tutta Italia. Il ministro Alfano, quindi, caldeggiando il rinvio di queste due discipline ha «salvato» il lavoro a metà degli avvocati senza far saltare del tutto la riforma. Compromesso che poteva anche risultare accettabile. Ma non in una vicenda in cui nessuna delle parti sembra ormai disposta a essere conciliante.
(Da Mondoprofessionisti del 18.2.2011)