I presidenti di Anpar e Oua ai ferri corti
Finirà in un’aula di tribunale la disputa sulla mediaconciliazione? Le premesse ci son tutte.
Da una parte Giuseppe Pecoraro, presidente dell'Organismo Internazionale di Conciliazione & Arbitrato e dell'A.N.P.A.R., dall’altro il rappresentate dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla.
Il primo mal sopporta l’uso del termine “mediaconciliazione”, da lui ritenuto offensivo nei confronti di migliaia di avvocati conciliatori/mediatori. Sostiene Pecoraro che le migliaia di mediatori professionali iscritti all'Organismo che rappresento sono stufi di essere offesi da chi va in giro parlando di "mediaconciliazione" (non esiste una "legge sulla mediaconciliazione"; si preferisce usare sinonimi per confondere maggiormente le acque). A tal proposito, il nostro comitato scientifico-giuridico, sta valutando se esistono gli estremi per intentare una "class action" nei confronti di chi ha deluso e ferito l'orgoglio di essere professionisti della mediazione coniando questi termini di disistima!. Dei termini che, tra l'altro, possono influire non poco nei confronti di chi si appresta a risolvere una controversia attraverso un Organismo di mediazione, il quale - nel designare un mediatore preparato e competente - deve comunque convincere le parti di non trovarsi di fronte ad un (ridicolo) "mediamediatore" o ad un (ancor più ridicolo) "mediaconciliatore". Il deciso "no" a queste offese viene dalla categoria dei giovani avvocati, i quali non ci stanno ad essere qualificati "mediavvocati" soltanto perché hanno arricchito il loro bagaglio culturale e professionale acquisendo la qualifica di mediatore professionale per avere delle opportunità lavorative in più. Il fatto che sia stato coniato il termine di "mediaconciliazione" (o "mediamediazione" che sia), con scopi tutt'altro che nobili, è e resta un'offesa alla categoria dei mediatori chiamati a comporre una controversia. Sarà cura della magistratura eventualmente valutare la portata dell'offesa inflitta alla categoria dei nostri iscritti (tra i quali, come detto, figurano tantissimi avvocati)”.
Ma de Tilla non si lascia intimorire: “Il sig. Pecoraro ha dichiarato di non essere un avvocato e quindi si sottrae a qualsiasi controllo deontologico per le inesattezze, falsità ed ingiurie che rivolge agli avvocati. Continuate ad offendere e insultare OUA e avvocati – rilancia il presidente dell’Oua - Ci riserviamo una denuncia”.
(Da Mondoprofessionisti dell’8.2.2011)