giovedì 10 febbraio 2011

Giustizia civile: ancora una volta le misure proposte dal governo non risolvono i problemi

di Ester Perifano, segretario generale ANF

L’obiettivo di smaltire il pregresso nel contenzioso civile è importante, ma su quali misure adottare per ottenere tale risultato regna, negli uffici del Ministero, una certa confusione. Attendiamo comunque di poter leggere il testo del ddl così da poter fare un’analisi più approfondita delle proposte oggi annunciate dal Guardasigilli. Il Ministro Alfano durante la conferenza stampa ha forse dimenticato di dire che la diminuzione delle cause pendenti, oltre “naturalmente” all’informatizzazione e alla riforma del processo civile, è dovuta soprattutto agli effetti della crisi economica che ha determinato un numero di giudizi “in entrata” nettamente inferiore a quello degli anni precedenti. Poiché il numero delle sentenze è rimasto più o meno uguale, ecco che per incanto si può rivendicare un 4% di contenzioso pendente in meno. Per l’Anf l’altro punto critico della proposta governativa è la previsione dell’istanza di prosecuzione. Una misura punitiva nei confronti del cittadino che da tempo si è rivolto alla giustizia, attende la sentenza e si ritrova ad essere costretto ad un adempimento aggiuntivo. Il Segretario generale dell’ANF è poi intervenuta anche sull’utilizzo dei giovani laureati in legge (praticanti, dottorandi di ricerca e/o specializzandi) e all’ipotesi di utilizzo degli avvocati/magistrati in pensione: “Le misure riguardanti i giovani, annunciate oggi, possono essere semplicemente tradotte così : lavorare gratis per lo Stato, ma nessun reale obiettivo formativo che contribuisca alla crescita e all’acquisizione di know how specifico.  Ancora più criticabile il progetto di affidare ai magistrati e agli avvocati dello Stato  in pensione il compito di collaborare con il giudice per arrivare celermente ad una sentenza: il ministro parla di incentivi in caso di definizione, che equivale di fatto ad una forma di pagamento a cottimo.  Infine, è pienamente confermata la sfiducia che questo Ministro nutre nei confronti dell’avvocatura: dopo aver preteso di introdurre la conciliazione obbligatoria, ben avrebbe potuto Alfano pensare a soluzioni di smaltimento dell’arretrato che vedessero la collaborazione attiva degli avvocati, molti dei quali rischiano di uscire dal mercato, grazie alla crisi economica ma anche alla diminuzione – probabile -  del contenzioso. Invece, nemmeno una parola : si ignorano professionisti preparati e qualificati, disponibili – a certe condizioni – a collaborare nell’interesse della giustizia,  e si preferisce rimettere “a giro” pensionati ultrasessantacinquenni, al termine della loro ordinaria attività lavorativa e già beneficiari di pensioni consistenti.

(Da Mondoprofessionisti del 10.2.2011)