È finita sabato con la proclamazione dello stato di agitazione "contro i paventati decreti del governo di liberalizzazione selvaggia" della professione la VII conferenza Nazionale dell’Avvocatura italiana che per due giorni ha infiammato più di duemila avvocati italiani, con l’approvazione di un documento unitario con il quale si chiede un incontro urgente al premier, ai presidenti di Camera e Senato e al Guardasigilli e si fa appello al capo dello Stato perché impedisca l'adozione di provvedimenti “in contrasto con i principi della Costituzione, del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti dell'Uomo”.
“La paventata decisione del Governo è un errore nei confronti dei veri problemi che attanagliano il Paese e un'aggressione ulteriore contro gli Avvocati – ha detto il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura Maurizio De Tilla - e se le indiscrezioni venissero confermate assisteremo all'eliminazione della difesa tecnica e quindi all'ulteriore demolizione della già malandata macchina giudiziaria e del diritto di giustizia per i cittadini, sancito dalla Costituzione. Tra le altre ipotesi – ha aggiunto - c'è quella di un'ulteriore liberalizzazione selvaggia degli ordini professionali e, quindi, la conseguente espropriazione dell'autonomia delle casse previdenziali private con il trasferimento alla sfera pubblica. Dopo l'abolizione della tariffe minime, l'introduzione dei soci di capitale negli studi professionali, la media-conciliazione obbligatoria, la rottamazione della giustizia civile – ha attaccato il presidente Oua - ecco gli ulteriori interventi il cui unico scopo è colpire gli Avvocati. Altro che rilancio della competitività del nostro sistema produttivo, mentre i veri nodi sono il dissesto economico, finanziario e etico del Paese, gli sprechi della cattiva politica. Ci opporremo a qualsiasi intervento che mortifichi i diritti dei cittadini e il ruolo costituzionalmente riconosciuto all’avvocatura, appena ieri ribadito dal presidente della Repubblica nel suo messaggio”.
Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa che ha ribadito che l’avvocatura si opporrà a ogni tentativo di smantellamento della professione. “Il presidente del Consiglio ci deve dire cosa intende fare ha detto Alpa - perché non può decidere all’oscuro, senza consultare prima l’avvocatura, interventi che potrebbero incidere sui diritti fondamentali dei cittadini. Non è un governo tecnico che può travolgere l’avvocatura”.
Durante la conferenza, Alpa è stato raggiunto, come lui stesso ha riferito, da una telefonata del ministro della giustizia Paola Severino. “Il guardasigilli ha assicurato che su futuri provvedimenti di riordino del sistema l’avvocatura sarà ascoltata. Vigileremo con grande attenzione sulle prossime mosse, pronti alla convocazione di un Congresso straordinario ”. Piena condivisione e adesione della Cassa forense al documento unitario con cui l'Avvocatura ha chiesto al Governo un confronto sulla Giustizia.
“Cassa forense - ha dichiarato il presidente, Alberto Bagnoli - condivide il documento unitario da presentare al Governo per chiedere un confronto sulla riforma della professione e sugli interventi sulla Giustizia. È importante che questa delibera arrivi alla nazione come documento unico dell'Avvocatura, senza divisioni - ha aggiunto - Siamo molto preoccupati delle ulteriori liberalizzazioni selvagge delle professioni. Se confermate, non possiamo che affermare la nostra opposizione. E se necessario – ha concluso Bagnoli - non esiteremo a portare le nostre ragioni nelle sedi di giustizia per difendere l'autonomia della nostra professione”.
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 28.11.2011)