Che cosa succede se dopo un intervento di manutenzione ordinaria
ne sparisce qualcuno? L’amministratore non è colpevole
I condomini di uno stabile, caso piuttosto raro, sono tutti d'accordo: le strisce di delimitazione dei posti auto sono troppo sbiadite, quasi non si vedono più. Per questo danno mandato all'amministratore di procedere con i lavori: ad assumere l'incarico è il custode dell'edificio, il quale prima di mettersi al lavoro, per timore di cadere in errore e non rispettare le misure esatte di ogni posto, si fa fornire da uno dei condomini una planimetria del locale da ridisegnare. Tutto bene? Neanche un po'. A lavoro ultimato, infatti, risulta che i posti auto sono diminuiti poiché, stando alla planimetria, le dimensioni di ciascuno avrebbero dovuto essere più grandi. I condomini, dunque, decidono di procedere con una causa nei confronti dell'amministratore per la reintegra del possesso. La colpa imputata sarebbe il cosiddetto "animus spoliandi", cioè l'intenzione da parte dell'amministratore di sottrarre a qualcuno il possesso di un bene. La Corte di Cassazione, chiamata a intervenire con sentenza n. 23538/2011, ha respinto il ricorso dei condomini stabilendo che alla luce di come si sono sviluppati i fatti, "non è ravvisabile la consapevolezza di procedere allo spoglio da parte dell'amministratore", intenzionalità che è elemento determinante per poter accogliere una richiesta di reintegra.
Alberta Perolo (da famigliacristiana.it del 14.11.2011)