Rimettere a un regolamento la modifica degli ordinamenti professionali presenta profili di incostituzionalità per violazione della riserva di legge visto che le leggi professionali disciplinano diritti fondamentali e diritti soggettivi.
Ad una prima lettura del testo del maxi-emendamento finora circolato in forma di bozza, il presidente del Cnf Guido Alpa esprime alcune perplessità sul metodo e sul merito.
Non convince affatto, per violazione del sistema delle fonti, la delegificazione attuata in materia di professioni, laddove il testo del maxi-emendamento rimette ad un regolamento in forma di Dpr la modifica degli ordinamenti professionali. Nello specifico di alcune norme, il presidente del Cnf sottolinea la irrilevanza della norma sulle società professionali, visto che gli avvocati hanno già una legge che permette la costituzione di società ad hoc, le stp. E aggiunge: “E’ impossibile applicare il diritto societario a studi legali perché l’ammissione di soci di puro capitale non si coniuga con l’attività di difesa dei diritti”.
Per Alpa, lo spirito di modernizzazione della professione è stato fatto proprio dalla categoria forense, che sin da due anni ha avanzato una proposta unitaria di riforma della professione che ha anticipato in tanti punti la manovra bis. Con riferimento alle norme in materia di giustizia, che richiederanno un ulteriore approfondimento, Alpa rileva intanto che l’aumento del contributo unificato per i giudizi di appello e in cassazione è un ulteriore balzello, anche rispetto all’ultimo intervento estivo, che è contrario all’accesso alla giustizia e che la previsione di una motivazione su richiesta è contraria alla Costituzione.
Claudia Morelli - Resp. Comunicazione CNF (4.11.2011)