Circa 100mila avvocati rischiano
l’espulsione dalla Cassa
per le difficoltà ad affermarsi nella
professione
Contro
chi crede che per risolvere il problema del grande numero di avvocati sia
sufficiente far leva su queste norme che penalizzano i professionisti più
“deboli”, l’associazione nazionale giovani avvocati - riunita a Palermo per il
XXII congresso nazionale che si chiuderà domenica – promette le barricate. Nel
mirino del presidente uscente Dario Greco definisce “pessima” riforma
dell’ordinamento che mette all’angolo le giovani generazioni di oggi e di
domani. “Una legge dove la parola giovani è contenuta una sola volta per una
petizione di principio – si rammarica Greco – mentre anziano, anziani e
anzianità si ripetono per bene 18 volte”. Il pericolo di un mancato futuro
previdenziale per i giovani che si affacciano oggi alla professione forense,
nasce da quanto previsto dall’articolo 21 della riforma forense che individua
nell’esercizio continuo della professione e nella contestuale iscrizione
cassa-albo le soluzioni per continuare a far parte della categoria. Secondo
Greco le conseguenze delle parole si traducono poi nei fatti, con l’intenzione,
neppure tanto occulta, di far pagare ai giovani le colpe dei padri. Il leader
dell’Aiga trova dei responsabili per l’aumento esponenziale del numero di
avvocati iniziato negli anni 90. “I colpevoli sono tutti i componenti delle
commissioni di esame da avvocato dal 1988 fino ad oggi. E ancora prima –
sostiene Dario Greco – tutti coloro che li hanno nominati e non sono mai
intervenuti per sanzionare le Corti d’Appello dove il clientelismo era
all’ordine del giorno”. Greco si dice convinto che chi si iscrive all’albo
debba voler fare l’avvocato e la pratica e l’esame di stato non devono
diventare la scorciatoia per accedere ad altre attività o per parcheggiare i
disoccupati intellettuali. Detto questo però, bolla come ingiusto e immorale
pensare di espellere dalla categoria decine di migliaia di ragazzi che, con il
loro lavoro, consentono agli studi legali di stare aperti, molto spesso, senza
percepire un centesimo di compenso”. Per evitare l’epurazione serve
l’intervento della Cassa forense, che ha già fatto molto, mettendo a punto una
bozza di regolamento dell’articolo 21 che per i primi anni della professione
prevede contributi ridotti della metà rispetto al minimo. Ma per l’Aiga non
basta ad eliminare le iniquità del sistema previdenziale. A cominciare dai
pensionati che contribuiscono nella misura del 7% rispetto al 14% degli attivi
pur essendo “usciti” con un sistema retributivo. Il confronto con la Cassa non mancherà, come non
mancheranno le occasioni per dialogare con il Consiglio nazionale forense e
l’Organismo unitario dell’avvocatura tutti presenti all’appuntamento di
Palermo. E da Palermo, Ester Perifano chiede pesanti cambiamenti alla legge
professionale. “È ora di spingere – dice - per la modifica della legge
professionale dando attuazione a quanto deliberato a Bari nel corso del
congresso forense. Ester Perifano, segretario nazionale Anf, non ha avuto peli
sulla lingua e come suo solito ha attaccato Cnf e Cassa Forense. “L’avvocatura
così come siamo stati abituati a pensarla negli anni - afferma Perifano - oggi
non esiste più. E questo perché la professione si è andata consistentemente
modificando negli anni, perché altre professioni, più giovani e meno ingessate,
hanno progressivamente sottratto quote rilevanti di attività, perché
l’organizzazione del lavoro è rimasta ancorata a schemi obsoleti, inadatti a rispondere
alle mutate esigenze della società, ma anche perché sempre più negli ultimi
decenni la professione forense è diventata una specie di ricovero per un numero
abnorme di nuovi entrati che, non riuscendo a realizzare altre aspirazioni, è
finita per rifugiarsi nell’alveo amico dell’albo degli avvocati, complice anche
la gestione “clientelare” dell’accesso protrattasi per anni”. Consiglio
Nazionale Forense, secondo Perifano, “è stata incapace di fronteggiare
efficacemente l’azione governativa costretta a ripiegare su battaglie di
retroguardia, pur nella consapevolezza di andare incontro ad una sconfitta
sicura, prigioniero del suo ruolo di strenuo difensori di uno status quo che
non esiste più da tempo”.
Geografia
giudiziaria e Governance - Ai problemi dei giovani avvocati, ma non solo, il
presidente dell’ordine di Firenze Sergio Paparo, aggiunge anche l’effetto
geografia giudiziaria per chi esercita nei distretti soppressi dalla riforma.
Una nuova mappa che – secondo Dario Greco – ha scatenato uno Tsunami senza
produrre però l’effetto di rendere più efficiente il sistema giustizia. Ma
anche qui il presidente dei giovani trova delle responsabilità all’interno
della categoria“L’avvocatura italiana non ha fatto una bella figura,
difendendosi posizioni indifendibili e arroccandosi sulla mera conservazione
dell’esistente”. Il ministero dal canto suo avrebbe potuto offrire la
possibilità ai tribunali soppressi di divenire sezioni distaccate. Dal palco
del complesso monumentale del reale albergo delle Povere i giovani, attraverso
il loro presidente rilanciano la battaglia sulla governance della categoria
tornando a chiedere l’applicazione del principio “un uomo un voto”
nell’elezione dei rappresentanti. Si
torna, poi, sul rischio espulsione dei giovani con il vice presidente di Cassa
Forense Nunzio Luciano. “Sono pronto a dare battaglia – afferma - a chi pensa
di tagliare fuori sacche di avvocati in base al reddito. La bozza di
regolamento, che abbiamo messo a punto e che dovrà essere pronta entro il 4
febbraio, a mi avviso va ancora modificata cambiando l’articolo che taglia
fuori dal beneficio di un minor versamento chi ha superato i 35 anni”. Per
sostenere i giovani Luciano promette anche l’arrivo di una banca dati da
mettere a disposizione dei giovani, ma ammette l’insuccesso della Cassa sul
fronte della cartolarizzazione dei crediti vantati da chi presta patrocinio a
spese dello stato. Non va bene al ministero delle finanze la proposta della
Cassa di anticipare le somme dovute scalandole poi con il Fisco”.
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti del 25.10.2013)