Con la sentenza n. 34405/2011, la Corte di Cassazione conferma l’allontanamento coatto dal domicilio familiare per il marito che maltratta la moglie con vessazioni fisiche ma soprattutto con soprusi morali.
Il caso. Per 35 anni di matrimonio, una donna è stata maltrattata dal proprio marito (84 anni), tanto che solo l'intervento delle forze dell'ordine ha messo fine alle sofferenze della signora, liberata dagli agenti che l’hanno trovata “rinchiusa in camera con una catena”. Invano l’uomo, ricorrendo per cassazione, ha chiesto l'annullamento della misura cautelare l'allontanamento coatto dal domicilio familiare, in attesa del processo.
Il giudizio di legittimità. Il marito si è difeso sostenendo che in tanti anni di vita coniugale, aveva 'accumulato' un solo certificato medico attestante una "presunta aggressione". Tale tesi però non ha convinto la S.C., la quale non ha attribuito alcuna rilevanza alla presenza, o meno, di lividi ed ecchimosi: “anche essere bloccate da una catena e vivere nelle vessazioni procura lividi”. Infatti, per i giudici di legittimità, “il reato di maltrattamenti in famiglia può essere realizzato anche attraverso una condotta reiterata nel tempo che si manifesti con violenza morale e non solo fisica. Conseguentemente, risulta irrilevante il motivo con cui si rileva che vi sia solo un certificato attestante una presunta aggressione". Convalidato, dunque, l'allontanamento coatto precedentemente disposto.
(Da avvocati.it del 23.9.2011)