Se durante la separazione i genitori continuano a farsi la guerra è giusto che, per tutelare lo sviluppo psicologico dei figli, il giudice neghi l'affidamento condiviso. A ribadirlo è la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17191/2011.
Il caso
Continuamente vessata dalla famiglia del marito con atteggiamenti di disprezzo e di guerra aperta, una moglie otteneva la separazione dal coniuge, che - secondo i consulenti d’ufficio - era affetto «da dipendenza non ancora risolta con la madre». In primo grado, il tribunale di Cremona disponeva l'affido condiviso della figlia piccola a entrambi i genitori; tuttavia la Corte d’appello di Brescia affidava in via esclusiva la minore alla madre proprio alla luce dei rapporti sempre più conflittuali non solo col marito ma anche con la famiglia di lui.
Il giudizio di legittimità
Quest’ultima pronuncia veniva confermata dalla Cassazione, secondo cui «correttamente il giudice di Brescia non aveva concesso l'affido condiviso per non pregiudicare lo sviluppo psicologico della bambina se fosse stata costretta ad un adattamento a due realtà tra loro diverse e nemiche come era quello di questi genitori». Infatti, gli Ermellini spiegano come l'affidamento condiviso richiede «oltre a un accordo sugli obiettivi educativi, una buona alleanza genitoriale e un profondo rispetto dei rispettivi ruoli»; alleanza e rispetto assolutamente assenti nel caso di specie.
(Da avvocati.it del 14.9.2011)