Il vicepresidente del Csm ha risposto al presidente Anai: due lettere aperte che si sono incrociate con evidenti contrasti di vedute e opinioni sull'obbligatorietà della mediaconciliazione. L'Associazione nazionale avvocati italiani- con una lettera aperta – aveva criticato il vicepresidente del Csm che sostiene che si possa ribadire con una nuova legge l'esperienza della mediaconciliazione obbligatoria. Secondo l'Anai la mediaconciliazione è stata fallimentare anche sul piano dell'attuazione e opportunamente è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta per eccesso di potere. “La normativa invocata dal vicepresidente Vietti – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla - era viziata da innumerevoli ulteriori illegittimità che se esaminate avrebbero portato ad identica pronuncia da parte della Consulta”. Vietti nella sua lettera sostiene che la previsione dell'obbligatorietà del preventivo esperimento di forme di risoluzione alternativa delle controversie si pone non già come affermazione di una volontà di privazione di diritti costituzionalmente garantiti, ma al contrario come un tentativo di lettura costituzionalmente orientata ed attuale del canone dell'articolo 24 della Costituzione: il diritto ad agire in giudizio non postula infatti che prima di rivolgersi ai giudici professionali non si debba tentare di risolvere altrimenti la lite. Il presidente Anai replica: “non si può ipotizzare un quarto grado di giudizio molto costoso per i cittadini su materie di difficile mediazione affidata a soggetti non qualificati e a camere di conciliazione private con fine palese di lucro”. “È proprio l'articolo 24 della Costituzione invocata da Vietti – ha continuato il presidente De Tilla - che impedisce l'istituto della obbligatorietà di forme di conciliazione coercitive. In Europa i pochi esperimenti che esistono riguardano materie limitate (immatricolazioni veicoli, controversie di valore non superiore a 750 euro, viaggi e alloggiamento). Il paragone, anche se apprezzabile, del presidente Vietti non è calzante per l'Italia. Giustamente i cittadini e gli avvocati hanno reagito con successo. - ha concluso De Tilla - Il contrasto alla mediaconciliazione obbligatoria non preclude una discussione aperta e franca sulla sperimentazione di altre ipotesi per conseguire la conciliazione stragiudiziale delle liti”.
(Da Mondoprofessionisti del 24.5.2013)