De Tilla (Anai): gli Ordini devono impugnare provvedimento
Gli ordini degli Avvocati di Civitavecchia, Latina, Tempio, Tivoli e Velletri hanno ristretto la concorrenza introducendo requisiti generali ed astratti, non previsti né richiesti dalla normativa nazionale e comunitaria per l’iscrizione alla sezione speciale degli avvocati stabiliti. Sanzione simbolica di 1.000 euro ciascuno. Non hanno invece violato la normativa antitrust gli Ordini di Chieti, Matera, Modena, Milano, Roma, Sassari e Taranto. I Consigli degli Ordini hanno infatti posto in essere intese restrittive della concorrenza finalizzate a ostacolare l’accesso degli avvocati comunitari al mercato italiano dei servizi di assistenza legale. Lo ha stabilito l’Antitrust che, al termine dell’istruttoria avviata il 14 dicembre 2010, ha diffidato gli Ordini dal porre in futuro comportamenti analoghi sanzionandoli con una multa simbolica di 1.000 euro ciascuno: gli Ordini hanno infatti, tra l’altro, tempestivamente revocato le determinazioni contestate. Con la stessa delibera, approvata il 23 aprile 2013, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha invece stabilito che i Consigli degli Ordini di Chieti, Matera, Modena, Milano, Roma, Sassari e Taranto non hanno violato la normativa a tutela della concorrenza in quanto si sono limitati ad effettuare verifiche mirate al controllo di posizioni individuali in casi isolati e specifici. Gli Ordini sanzionati hanno invece introdotto, nelle delibere, nei regolamenti e attraverso condotte mirate, requisiti generali che vanno al di là di quelli previsti dalla normativa nazionale e comunitaria e mirano a porre ostacoli all’esercizio della professione legale in Italia da parte degli avvocati comunitari. Dura la reazione dell’Associazione Nazionale Avvocati Italiani. “Già in altre occasioni – ha detto il presidente Maurizio de Tilla - ha sostenuto che uno dei mali dell'avvocatura è il super affollamento degli albi forensi (più di 240 mila avvocati), che bisogna contenere con il numero programmato all'Università e con una forte selezione nell'accesso (formazione ed esami rigorosi). In questo contesto si inquadra anche il fenomeno delle "fughe" all'estero di decine di praticanti o studenti che ritornano in Italia con già in tasca il titolo di avvocato (abogado), mentre migliaia di loro giovani colleghi fanno, invece, faticosamente, tutta la trafila prevista dalla legge compreso l'esame di stato. Il tutto con il consueto business, all'insegna di scuole e agenzie che pubblicizzano questa "scorciatoia" su tutti i media. Ebbene - spiega De Tilla - noncurante di ciò l'Antitrust ha condannato cinque ordini circondariali per aver contrastato l'iscrizione di coloro che sono "fuggiti" in Spagna ed hanno ivi conseguito l'iscrizione all'albo degli avvocati senza sostenere alcun esame di abilitazione chiedendo successivamente l'iscrizione ad un albo forense italiano". L'Anai esprime piena adesione al comportamento degli Ordini suindicati che dovranno impugnare il provvedimento adottato dall'Antitrust anche per contrasto con il dettato Costituzionale che impone nel nostro paese l'esame di Stato. Di recente - ha concluso De Tilla - è stato proprio l'Europa a fissare il principio che i singoli Stati sono liberi di adottare regole più stringenti e addirittura di predeterminare il numero degli iscritti con l'albo chiuso all'interno dei propri ordinamenti giuridici. Solo l'Antitrust si ostina a non aggiornarsi con le regole europee."
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 16.5.2013)