Si apre domani a Milano il congresso straordinario forense
Saranno duemila i professionisti appartenenti al mondo dell’Avvocatura che i prossimi 23 e 24 marzo si incontreranno presso MiCo Milano Congressi, in occasione del Congresso Nazionale Forense Straordinario organizzato da Consiglio Nazionale Forense, Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, Cassa Forense e Ordine degli Avvocati di Milano. “I Diritti non sono merce.” è il titolo scelto, che ben sintetizza sia i motivi che hanno portato a convocare la sessione straordinaria del Congresso che tradizionalmente avviene su base biennale, sia la posizione dell’Avvocatura rispetto ai recenti provvedimenti legislativi che hanno interessato le professioni e la Giustizia italiana. La specificità della professione forense in ambito costituzionale, comunitari e nell’ordinamento interno, la specificità della Cassa di previdenza forense, oltre ai necessari interventi di modernizzazione del servizio giudiziario, saranno i principali temi oggetto di dibattito e confronto durante le due giornate. «Dal Congresso Forense che si aprirà domani qui a Milano dovrà sollevarsi ancora più alta la denuncia dell’Avvocatura contro la liberalizzazione del settore professionale e gli interventi in materia di Giustizia che nulla portano a vantaggio dei cittadini. – dichiara l’Avv. Paolo Giuggioli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano – l’Avvocatura, in particolare, ha dovuto subire in questi mesi la mortificazione del suo ruolo di tutela dei diritti nonostante aumentino gli ambiti nei quali la legislazione attribuisce agli Ordini forensi e ai loro iscritti funzioni di rilevanza sociale, rivolte specialmente alle categorie più deboli e in difficoltà, e si moltiplichino sul territorio le attività prestate dagli stessi Ordini a supporto del funzionamento degli uffici giudiziari.» Continua Giuggioli, «Abbiamo invitato ai lavori congressuali, oltre a tutti gli avvocati italiani, anche istituzioni, operatori del settore della giustizia e componenti attive della società con l’auspicio che nei due giorni di dibattito e confronto si aprano spiragli per una più serena analisi delle reali esigenze che sia la professione forense, sia la Giustizia italiana esprimono. Nello stesso tempo l’Avvocatura dovrà democraticamente decidere le direttive con cui fare fronte a tali emergenze e individuare proposte dirette a salvaguardare la specificità della funzione esercitata». Si trova d’accordo Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, che dichiara: “I diritti non sono merce. La concezione liberista che si sta imponendo inneggia al mercato ma non tiene conto delle diritti dei cittadini. Impedire agli avvocati di svolgere la loro attività di difesa, che ha un riconoscimento nella Costituzione, in maniera autonoma e indipendente rappresenta un vulnus nella democrazia. Siamo preoccupati che le scelte del Governo sulla professione forense, dalle Manovre al decreto Cresci-Italia, come le società per azioni con socio esterno, un tirocinio ridotto, la completa abolizione dei riferimenti tariffari, finiranno per limitare l’autonomia e indipendenza dell’avvocato. Valori, questi ultimi, che anche l’Unione europea riconosce come essenziali per una professione che contribuisce all’amministrazione della giustizia e alla difesa dei diritti dei cittadini. Non tutte le professioni sono uguali, non tutte hanno le medesime esigenze”. Aggiunge Maurizio de Tilla, presidente Organismo Unitario Avvocatura Italiana: “In Italia da anni le parole d’ordine sono: “liberalizzazione” e “rottamazione della giustizia”. Con uno stillicidio di interventi normativi sulla professione forense e una legislazione frammentaria sulla macchina giudiziaria, non si sono rimosse le reali cause dell’eccessiva lunghezza dei processi e dell’aumento dell’arretrato. Anzi, la situazione è peggiorata. Per queste ragioni, diciamo no all’abolizione delle tariffe, alla presenza di soci di capitale negli studi legali, alla chiusura degli uffici dei giudici di pace, delle sezioni distaccate e dei tribunali minori, all’incostituzionale e fallimentare media conciliazione obbligatoria, all’aumento delle spese per i cittadini. Dopo otto giorni di sciopero, con adesioni vicine all’85%, questo Congresso Straordinario, con oltre duemila partecipanti, sarà un’assise aperta e democratica, in cui si approveranno le mozioni di “protesta e di proposta” per una vera riforma della giustizia e della professione forense e si decideranno le ulteriori iniziative della categoria. Tra queste quella di una marcia gandhiana che attraversi tutto il Paese: gli avvocati hanno deciso di continuare a difendere i cittadini anche fuori dalle aule dei tribunali”. Il Congresso Nazionale Forense Straordinario si chiuderà infatti con l’individuazione di proposte condivise e che siano coerenti con le reali esigenze della professione forense per preservare i diritti fondamentali dei cittadini. “Siamo preoccupati dai contraccolpi che il pacchetto liberalizzazioni del Governo avrà sulla previdenza degli avvocati – dichiara il presidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli – i nostri conti sono saldi, grazie a una gestione prudente delle risorse e a una riforma che, intervenendo su prestazioni e contributi, e innalzando l’età pensionabile a 70 anni, ci permette di assicurare la stabilità del sistema a 30 anni. Ma questa solidità – spiega ancora Bagnoli – rischia di essere demolita dalla norma della legge Salva Italia che impone di prolungare a 50 anni il periodo di stabilità finanziaria, peraltro senza tener conto del patrimonio e dei relativi rendimenti, pena il passaggio al sistema contributivo di calcolo della pensione si tratta di disposizioni che incidono gravemente sull’autonomia dell’ente privato, mentre riteniamo che i principi di indipendenza e di solidarietà siano i soli a poter garantire prestazioni adeguate in favore degli iscritti. La Cassa Forense non pesa sul debito pubblico, funziona bene, quindi le indebite ingerenze della Politica saranno fermamente respinte. Questo Congresso Straordinario può e deve essere un'occasione importante di confronto interno, di proposte, ma anche di dialogo serrato ma fermo con il Governo”.
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 22.3.2012)