In caso di furto i clienti non possono pretendere un risarcimento dalla banca per il maltolto, ma solo un piccolo rimborso, se i ladri sono così abili da superare tutti i sistemi di sicurezza dell'istituto di credito. Con la sentenza n. 19363/2011, la Cassazione ha respinto la richiesta di risarcimento danni di una una famiglia romana che si é vista portar via il contenuto della cassetta di sicurezza depositata in banca e poi rubata.
Il caso. Il furto risale al 1989, quando porte blindate con allarmi collegati alla questura, un caveau con tripla chiave e combinazione, controllo tv, servizio continuo di vigilanza non sono bastati a fermare i ladri, che erano riusciti a superare gli efficienti sistemi di sicurezza. Infatti, la banca ha avuto difficoltà a spiegare il furto, tant'è che una famiglia ha citato in giudizio l'istituto chiedendo il risarcimento per circa 36milioni delle vecchie lire. Il Tribunale aveva accolto la domanda ma la Corte d'Appello, riconoscendo non una "colpa grave" ma una "colpa lieve" della banca, aveva disposto un risarcimento di un milione di lire come "limite del massimale contrattuale" previsto in questi casi.
Il giudizio di legittimità. Come per i giudici di merito, anche per la Suprema Corte il furto non era stato causato da particolari negligenze della banca ma da "elevate capacità delinquenziali" dei ladri che probabilmente avevano usato "sistemi elettronici altamente sofisticati" e una tecnica "inedita", poi individuata negli anni, dagli inquirenti, in altri casi di furti. Pertanto, ritenendo che l'istituto avesse dimostrato di aver usato tutti i sistemi antifurto conosciuti all'epoca, la Cassazione ha respinto il ricorso della famiglia condannandola anche al pagamento delle spese processuali.
(Da avvocati.it del 7.10.2011)