venerdì 22 ottobre 2010

Riforma forense, reintrodotti minimi tariffari e divieto di patto quota lite

 
Passi avanti al Senato del ddl di riforma della professione forense. Oggi (ieri, ndr AGA) palazzo Madama  ha approvato i primi 15 articoli ma  il provvedimento torna per una settimana all'esame della commissione Giustizia del Senato, per 'approfondimenti e sfoltimento dei lavori', con l'intesa di una ripresa dei lavori in Aula il 2 di novembre per il voto finale entro venerdì 5 o anche prima. È questa la decisione della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama che ha sancito la mediazione raggiunta dal presidente Schifani tra le richieste dell'opposizione (ritorno in commissione) e le istanze della maggioranza (rapida approvazione della riforma).  L'Assemblea ha anzitutto approvato, in un testo emendato, l'articolo 12 in tema di conferimento dell'incarico e tariffe professionali. In particolare si prevede la vincolatività e l'inderogabilità dei minimi tariffari e il divieto del patto di quota-lite, mentre i massimi tariffari possono essere derogati con accordo redatto per iscritto a pena di nullità. Successivamente, l'Assemblea ha accantonato l'articolo 13 che attiene alle modalità di perfezionamento del mandato professionale e reca la disciplina delle sostituzioni e delle collaborazioni. Viene sancita la natura personale dello svolgimento dell'attività professionale e quindi la responsabilità individuale dell'avvocato anche se componente di un'associazione o società e anche qualora l'avvocato si faccia sostituire o coadiuvare. Si precisa inoltre che la collaborazione tra avvocati, seppur continuativa, non può dare luogo a rapporto di lavoro subordinato. Approvato quindi, in un testo emendato, l'articolo 14 avente per oggetto gli albi, gli elenchi e i registri che devono essere istituiti presso ciascun consiglio dell'ordine, che vengono posti a disposizione del pubblico anche tramite pubblicazione sul sito internet dell'ordine e che sono trasmessi annualmente al Consiglio nazionale forense ai fini della redazione del nuovo elenco nazionale degli avvocati. È stato quindi accantonato l'articolo 15 che introduce tra i requisiti per l'iscrizione nell'elenco dei difensori d'ufficio quello di far parte dell'elenco degli avvocati specialisti in diritto penale. Avviato infine l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 16 che reca la disciplina delle iscrizioni e delle cancellazioni all'albo degli avvocati e al registro dei praticanti. La cancellazione avviene anche quando viene accertata la mancanza del requisito dell'esercizio continuativo della professione, nonché, per gli avvocati dipendenti di enti pubblici, quando sia cessata l'appartenenza all'ufficio legale dell'ente. E proprio sull’articolo 16  il coonfronto si è infiammato laddove le opposizioni hanno chiesto, con interventi della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, e dei senatori dell'Udc, Achille Serra, e dell'IdV, Luigi Li Gotti, che venissero espressamente previsti il rifiuto di iscrizione o la cancellazione dall'albo di tutti i soggetti destinatari di una condanna passata in giudicato per reati di mafia. Il senatore di Futuro e Libertà, Giuseppe Valditara, ha proposto di integrare, riformulandola, la lettera f). Il relatore del provvedimento, il senatore del PdL Giuseppe Valentino, ha suggerito allora di accantonare gli emendamenti sul punto. Richiesta accolta da Valditara. L'Assemblea ha anzitutto ripreso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 16 che reca la disciplina delle iscrizioni e delle cancellazioni all'albo degli avvocati e al registro dei praticanti. La cancellazione avviene anche quando viene accertata la mancanza del requisito dell'esercizio continuativo della professione, nonché, per gli avvocati dipendenti di enti pubblici, quando sia cessata l'appartenenza all'ufficio legale dell'ente. Dopo la votazione di numerosi emendamenti, alcuni dei quali approvati, l'articolo è stato accantonato per approfondire altri emendamenti anch'essi accantonati. Si è quindi passati ad esaminare gli emendamenti riferiti all'articolo 17 che disciplina le incompatibilità. In particolare, con riferimento alle attività di impresa, risulta incompatibile, oltre al socio illimitatamente responsabile, all'amministratore di società di persone aventi come finalità l'esercizio di attività d'impresa commerciale e all'amministratore o consigliere delegato di società di capitali, anche il presidente di consiglio di amministrazione con effettivi poteri individuali di gestione. Soddisfazione per la reintroduzione dei minimi tariffari e del divieto di patto di quota lite, Maurizio de Tilla, presidente Oua. “Il ripristino delle tariffe minime e del divieto del patto di quota lite, rimette l’Italia in linea con l’Europa. Dopo i ripetuti richiami delle istituzioni comunitarie, viene, finalmente eliminata una stortura introdotta dal legislatore nel 2006: l’avvocato non è un imprenditore, né un mercante, ma un presidio di legalità a tutela dei diritti dei cittadini – ha detto de Tilla -  significa riprestare la qualità, della selezione e del merito e della dignità dell’avvocato. Il ddl si deve approvare celermente – ha continuato - così come indicato unitariamente da tutta l’avvocatura, e la riforma forense deve continuare ad avere quei requisiti di merito, qualità, selezione e modernità che l’Oua ha più volte messo in evidenza, non ultimo, proponendo 7 punti programmatici che, per fare solo qualche esempio, vanno dalla costituzionalizzazione dell’avvocatura al numero programmato all’università, dalla revisione del meccanismo dei patrocinatori in Cassazione alla riforma della magistratura laica, passando per una più adeguata definizione delle specializzazioni». Rispetto a quest’ultima questione de Tilla ha voluto precisare: “L’Oua è favorevole al sistema delle specializzazioni, ma, anche recependo le molte critiche di numerosi consigli degli ordini, ha proposto l’eliminazione del regime transitorio. È impensabile, infatti, come previsto dal regime transitorio, specializzare, per anzianità, un numero enorme di avvocati (più di 90 mila nelle più rosee stime). Si cadrebbe nello stesso errore dell’elenco dei cassazionisti. Tutti avvocati, tutti cassazionisti. Ed ora, tutti specialisti. Ad ogni modo – ha concluso - crediamo che l’auspicio di tutti sia quello di una rapida approvazione della riforma forense, attesa da anni, nonostante fosse unanimemente considerata una priorità per il Paese. Avanti così!”. Apprezzamento anche da parte del Cnf. “Apprezziamo la scelta del senato di ripristinare i minimi tariffari. Abbiamo sempre sostenuto che i minimi inderogabili sono a garanzia della qualità della prestazione professionale e del principio di uguaglianza – ha detto Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense - l’Europa, con la sentenze della Corte di Giustizia, ha sempre ritenuto legittimo il sistema italiano dei minimi inderogabili legandolo alla tutela di un interesse pubblico. E da ultimo, la Corte di Cassazione (Sez. lav. 20269/2010) ha confermato che il quadro comunitario non osta ad un sistema di tariffe minime, anzi lo giustifica pienamente per ragioni di interesse pubblico quali la corretta amministrazione della giustizia e la tutela del consumatore e ha detto chiaramente che, in via generale ed astratta, un sistema di tariffe minime tutela l'interesse a evitare una concorrenza al ribasso a discapito della qualità della prestazione”.
(Da Mondoprofessionisti 183 del 21.10.2010)