martedì 19 ottobre 2010

Cinque ordini forensi contro le specializzazioni


Avvocati a fette in guerra di trincea
di Franco Stefanoni - Da Il Mondo del 15.10.2010


Cinque ordini locali di avvocati hanno già deliberato o si preparano a deliberare contro il regolamento che ha introdotto le specializzazioni forensi. Sono quelli di Napoli, Roma, Palermo, Firenze e Bari. I cinque ordini chiedono la sospensione della nuova regola voluta dal Consiglio nazionale forense (Cnf) che prevede il via, a partire dal giugno 2011, alla figura degli avvocati specialisti: come in diritto di famiglia, diritto sportivo, amministrativo o penale. L'obiettivo è alzare il livello di qualità degli avvocati e razionalizzare un sistema che con i suoi 230 mila iscritti causa non pochi problemi: meno lavoro e conseguente aumento (forzato) del tasso di litigiosità pur di sostenere il reddito. Secondo Bankitalia, le nuove cause legali avviate rispetto alla popolazione italiana risultano oltre il triplo di quelle registrate in Germania e il doppio di quelle della Francia o della Spagna. La categoria, però, è in subbuglio. Se da un lato in molti credevano nella necessità di alzare la qualità delle prestazioni dei professionisti, anche con corsi di formazione ed esami che autorizzano a dichiararsi specialisti in qualcosa, dall'altro non è piaciuto come si è mosso il Cnf. Il massimo vertice forense, anche innervosito dal nulla di fatto della riforma dell'ordinamento impantanata da mesi in Senato (da metà ottobre riprenderà il cammino), ha infatti preferito il blitz autonomo. In particolare, a non essere gradite, sono state le norme transitorie. Il punto più contestato è la specializzazione concessa d'ufficio, senza corsi né esami, agli iscritti all'albo da almeno 20 anni. L'Associazione nazionale forense (Anf) ha fatto sapere che «il regolamento è inopportuno e inadeguato». La prospettiva è avere 90 mila specialisti, molti dei quali esentati da verifiche di qualità. Una cosa che non va giù nemmeno a Maurizio de Tilla , a capo dell'Organismo unitario dell'avvocatura (Oua): «Si rischia la sbracatura, dove tutti sono specialisti, una marmellata». L'Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), per voce del presidente Giuseppe Sileci , è più possibilista: «Spero ancora che il Cnf accetti di parlare con noi e riveda la questione, come ha fatto già in passato». L'allusione è alla modifica di una prima versione del regolamento del Cnf dove era consentito anche a chi aveva solo dieci anni d'iscrizione all'albo la possibilità di evitare il corso di formazione (ma non l'esame). Secondo Sileci, «il fatto che il regolamento non sia entrato in vigore subito è un buon segnale». Ma non tutti vanno contro il Cnf, criticato inoltre per concentrare su di sé la gestione delle future specializzazioni (anche se sono coinvolti associazioni e ordini locali). I primi a tifare in suo favore sono quelli dell'Unione camere penali italiane (Ucpi), storicamente supporter delle patenti ad hoc per i penalisti («Se fa male un dente si va dal dentista, non dal cardiologo, e deve valere anche per gli avvocati»). Il neo presidente Valerio Spigarelli ammette: «Siamo soddisfatti, perché i penalisti saranno più forti e preparati a garanzia di clienti e giudici. Bisognerà vedere quanti accetteranno di fare corsi ed esami». Anche se aggiunge: «Capisco che altre associazioni si lamentino, in quanto più generaliste, ma più di questo il Cnf non poteva fare».