Anche l'Unione nazionale delle Camere civili si è espressa contro l'abolizione dell'incompatibilità tra la libera professione di Avvocato e il lavoro dipendente presso imprese private.
COMUNICATO STAMPA del 27.10.2010
La Giunta Esecutiva dell’Unione Nazionale delle Camere Civili
preso atto
che in data 21 ottobre 2010 il Senato ha approvato un emendamento all’art.17 del disegno di legge di riforma dell’Ordinamento della Professione Forense, con il parere favorevole del Governo, con il quale è stata abolita l’incompatibilità tra la libera professione di Avvocato e il lavoro dipendente presso imprese private
esprime
il proprio fermo ed incondizionato dissenso:
in ordine all’emendamento approvato che incide gravemente e compromette l’autonomia e l’indipendenza della professione forense stante l’assoluta mancanza di decisione autonoma e libera dell’avvocato-dipendente,
produce effetti negativi per l’Amministrazione della Giustizia che sarebbe sommersa da uno spropositato aumento del contenzioso
incide in maniera negativa sugli equilibri economico finanziari della Cassa di Previdenza Forense, ente privatizzato completamente autonomo, autofinanziato e autogestito dagli Avvocati,
invita
il Parlamento a riesaminare la norma in perfetta autonomia senza condizionamenti provenienti dal mondo dell’imprenditoria, garantendo il buon funzionamento della Giustizia e la sopravvivenza della libera Avvocatura.