martedì 19 ottobre 2010

Pro e contro l’arbitrato, il giarrese Isidoro Trovato sul Corsera

L'arbitrato e la guerra tra consulenti e avvocati
di Isidoro Trovato (Dal Corriere della Sera del 19.10.2010)

Le regole - Come cambia l'arbitrato
Il capitolo dedicato all'arbitrato all'interno del collegato lavoro non era nato sotto i migliori auspici ma adesso è a un soffio dall'approvazione. La prima stesura aveva provocato le ire della Cgil: l'idea che le imprese potessero proporre un contratto di assunzione che, in caso di licenziamento, evitasse il ricorso al giudice, era considerato un tentativo di aggirare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Questo e altri rilievi avevano spinto il presidente della Repubblica a rinviare il testo al Parlamento. Nelle prossime ore però dovremmo essere all'atto finale di una riforma che non ha ancora messo del tutto da parte le polemiche. Ma qual è l'obiettivo principale dichiarato dal governo? Far calare il numero delle controversie di lavoro che finiscono in tribunale e quindi snellire e accelerare la macchina della giustizia. Il problema è che, stando al nuovo testo, l'unico sistema per essere sicuri di evitare il tribunale e potersi affidare a un arbitro terzo è il ricorso all'uso delle clausole compromissorie. In pratica, prima di un'assunzione definitiva (ma dopo il periodo di prova) i datori di lavoro potrebbero proporre una clausola compromissoria con cui i dipendenti si impegnano ad affidarsi a un arbitro in caso di controversie. Rimangono esclusi però i casi di contrasti legati ai licenziamenti.
I tempi - Le controversie saranno più veloci
Chi saluta con favore l'arbitrato sono i consulenti del lavoro che così vengono riconosciuti come possibili arbitri di controversie occupazionali. «Per noi si tratta di un passo epocale - afferma Marina Calderone, presidente dei consulenti del lavoro - anzitutto perché viene definitivamente riconosciuta la terzietà del nostro ruolo: prima potevamo solo assistere una delle parti, oggi possiamo essere arbitri all'interno di un organismo pubblico». Eppure sono in tanti, avvocati primi fra tutti, a sostenere che l'arbitrato non farà calare le controversie occupazionali, perché la conciliazione già esisteva e aveva scarso impatto. «Il numero delle cause pendenti calerà - dice Calderone - fino a oggi la conciliazione non ha funzionato perché era vissuta come un passaggio obbligato prima del giudizio. Da domani diventerà un'opportunità per risolvere una controversia in modo rapido, efficace e garantito».
I contrari - Chi dice no alle conciliazioni
Rimane vasto però lo schieramento degli irriducibili avversari dell'arbitrato e molti di loro continuano a sbandierare il concreto rischio che tutto vada a schiantarsi con un problema di incostituzionalità. «L'arbitrato mette a rischio il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione - conferma Emanuele Spata, membro del direttivo dell'Associazione nazionale forense - qui si rischia di favorire, anziché eliminare, condizioni di disuguaglianza tra datore di lavoro e lavoratore. La verità è che questa riforma finirà per confermare tutele a chi le ha già e toglierle a chi ne aveva poche. Infatti è vero che la clausola compromissoria non è utilizzabile per i licenziamenti, ma solo per i rapporti garantiti dall'articolo 18. Per i dipendenti di aziende con meno di 15 addetti le tutele sono molto deboli. Inoltre ci sarà una grave limitazione a impugnare i licenziamenti se il lavoratore non ricorre al giudice entro sei mesi, cosa che penalizzerà precari, cococo e contratti a progetto». 
Insomma, la riforma è in porto ma anche lì non sarà al sicuro da tempeste.