Decisione di Equitalia «per tutelare le fasce più deboli». E per porre rimedio al rischio del cortocircuito normativo. Equitalia ha detto stop, bloccando i pignoramenti dei conti correnti di lavoratori dipendenti e pensionati con un reddito inferiore ai 5mila euro mensili. Ma, sia chiaro, non è una decisione definitiva.
Si tratta, più semplicemente, di una spruzzata di sano buon senso sull’ennesima kafkiana situazione all’italiana. Quale? Quella creata col solito doppio binario normativo: da un lato, si sceglie la strada del pignoramento sui conti correnti per consentire allo Stato di recuperare i propri crediti; dall’altro, si obbliga i contribuenti ad aprire un conto corrente per poter percepire regolarmente stipendio e pensione.
Corto circuito … Conseguenze possibili? Semplicemente il cortocircuito. Nessun rispetto, in pratica, dei limiti fissati per i pignoramenti, ossia «un decimo» sotto i 2mila e 500 euro, «un settimo» tra i 2mila 500 e i 5mila euro, «un quinto» sopra i 5mila euro.
Di fronte a questo quadro, seppur solo potenziale, la reazione di Equitalia è stata davvero di buon senso. Così, con una nota interna, è stato disposto, «con decorrenza immediata», che «per i contribuenti lavoratori dipendenti e pensionati non si proceda, in prima battuta, a pignoramenti presso istituti di credito e Poste», piuttosto «tali azioni saranno attivabili solo dopo che sia stato effettuato il pignoramento presso il datore di lavoro o l’ente pensionistico, e che, in ragione delle trattenute accreditate, il reddito da stipendio e da pensione risulti pari o superiore ai 5mila euro mensili».
Resta però intatta, evidenziano da Equitalia, la necessità di «approfondimenti» sulle «problematiche emerse in merito ai pignoramenti di conti correnti sui quali affluiscono stipendi e pensioni».
Ebbene sì, il nodo è comunque da sciogliere, e anche in fretta. E toccherà allo Stato – leggi Governo e Parlamento – fare chiarezza...
Bisogna, molto semplicemente, prendere atto della contraddizione in termini creatasi a livello normativo: si prevedono i «pignoramenti dei conti correnti per il recupero dei crediti», ma ci si dimentica che esiste «l’obbligo del versamento di stipendio e pensione sul conto corrente». Conseguenza potenziale, come detto, il pignoramento tout court dello stipendio o della pensione.
Pignoramenti bloccati su stipendi inferiori a 5mila euro. Per questo motivo, per evitare il cortocircuito, e per «andare incontro alle esigenze delle persone» e «tutelare le fasce più deboli», spiegano da Equitalia, si è optato per il ‘blocco’ dei pignoramenti dei conti correnti su stipendi o pensioni inferiori ai 5mila euro mensili.
Ciò significa che si continuerà a ricorrere ai pignoramenti old style, ossia indirettamente tramite il datore di lavoro o l’ente pensionistico, e secondo i limiti quantitativi previsti. E solo laddove si accerterà, anche alla luce del primo pignoramento effettuato, il superamento della soglia dei 5mila euro, si potrà provvedere direttamente al ‘blocco’ dei conti correnti.
Attilio Ievolella (da dirittoegiustizia.it del 23.4.2013)