La Corte europea di giustizia del Lussemburgo ha dato ragione all'Italia sulle tariffe massime obbligatorie degli avvocati, respingendo il ricorso della Commissione. Bruxelles, dal 2005, aveva inviato all'Italia una serie di lettere di diffida prima sui compensi per le attività stragiudiziali degli avvocati, poi sui tariffari giudiziali. Nel mirino della Commissione era finito anche il decreto Bersani del 2006 che aveva abrogato tutte le disposizioni che prevedono l'obbligatorietà delle tariffe fisse o minime ma aveva mantenuto quelle massime in nome della protezione dei consumatori. Con un parere motivato 2008, l'eurogoverno aveva evidenziato come le tariffe forensi massime obbligatorie fossero in contrasto con le regole Ue. Ma ad avviso dei giudici Ue ''la disciplina italiana sugli onorari presenta una flessibilità che sembra permettere il corretto compenso per qualsiasi tipo di prestazione'', e la Commissione ''non ha dimostrato che le norme italiane sulle tariffe massime degli avvocati ostacolano l'accesso dei legali di altri Stati membri nel mercato italiano''. “La decisione Ue – ha sottolineato il presidente del Cnf, Guido Alpa - conferma quanto dall’avvocatura e dal Cnf sempre sostenuto, da ultimo nella audizione dinanzi alla commissione giustizia della Camera sulla riforma dell’ordinamento forense. In quella sede, il Cnf aveva sottolineato che sia la giurisprudenza comunitaria che quella della Cassazione hanno sempre ritenuto la piena compatibilità delle tariffe forensi con il diritto comunitario della concorrenza, motivandola con ragioni di interesse pubblico come la tutela dei consumatori e la buona amministrazione della giustizia e la tutela dell’interesse di evitare una concorrenza al ribasso a discapito della qualità della prestazione. La sentenza – conclude Apla - fuga una volta di più i pretestuosi argomenti spesso avanzati contro le tariffe e contro la necessità di una rapida approvazione della riforma forense, ora alla camera”.
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 29.3.2011)