No ad altri simboli religiosi, manca una legge
Le Sezioni unite civili della Corte di cassazione hanno confermato la rimozione dall'ordine giudiziario di Luigi Tosti, il giudice di pace del tribunale di Camerino, sanzionato dal Csm con la perdita del posto per essersi rifiutato di tenere udienza a causa della presenza del Crocefisso nelle aule di giustizia italiane. Secondo la Suprema Corte - sentenza 5924 del 14.3.2011 - è corretto il 'verdetto' disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice onorario.
Ma non basta. Dalle motivazioni depositate oggi dal Collegio esteso emerge inoltre che per esporre negli uffici pubblici, tra i quali rientrano le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal Crocefisso ''e' necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste''.
Nulla da fare neppure sull'altra richiesta di Tosti. Infatti il simbolo ebraico accanto al Crocefisso non potrà essere esposto. Sul punto i giudici con l' Ermellino hanno motivato che ''è vero che sul piano teorico il principio di laicità è compatibile sia con un modello di equiparazione verso l'alto (laicita' per addizione) che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso (laicita' per sottrazione)''. ''Tale scelta legislativa, pero', presuppone - spiega ancora Piazza Cavour - che siano valutati una pluralita' di profili, primi tra tutti la praticabilita' concreta ed il bilanciamento tra l'esercizio della liberta' religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l'analogo esercizio della liberta' religiosa negativa da parte dell'ateo o del non credente, nonche' il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralita' di identita' religiose tra loro incompatibili''.
Fra l'altro, l'esposizione del Crocefisso nei Palazzi di giustizia, e negli uffici pubblici, puo' non essere avvertito come un pericolo per la liberta' religiosa di chi non e' cristiano.'La presenza di un Crocefisso - scrive il Collegio esteso- puo' non costituire necessariamente minaccia ai propri diritti di liberta' religiosa per tutti quelli che frequentano un'aula di giustizia per i piu' svariati motivi e non solo necessariamente per essere tali utenti dei cristiani, con la conseguenza'' che il giudice Tosti non poteva ''rifiutare la propria prestazione professionale solo perche' in altre aule di giustizia (rispetto a quella in cui egli operava) era presente il Crocefisso''.
Debora Alberici (da cassazione.net)