“Sono anni che in Europa si discute di Adr e in realtà anche in Italia tante leggi di settore hanno previsto il ricorso alla mediazione. Riteniamo tuttavia che il sistema introdotto in via generale con il decreto legislativo 28/2010 non tuteli adeguatamente l’accesso alla giustizia ed esponga i cittadini al rischio di vedersi decurtati i propri diritti. Abbiamo dubbi sulla sua costituzionalità”.
Non solo. Alpa sottolinea come l’impostazione finora seguita ha avuto come scopo la riduzione dei costi: “e tuttavia i diritti non sempre si possono commisurare in termini economici”. Ancora una volta il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ribadisce la posizione del Cnf sulla mediazione, entrata in vigore il 21 marzo scorso, in occasione della conferenza stampa di oggi dedicata alla proclamazione del 2011 Anno dell’avvocatura. “Il sistema è in contrasto con la Costituzione”, spiega Alpa rispondendo alle domande dei giornalisti.
“La conciliazione obbligatoria, introducendo una fase pre-processuale, distoglie dal giudice naturale e impone dei costi non solo strettamente economici”. Un esempio: non aver previsto la competenza territoriale degli organismi di conciliazione. “La legge non ha neanche tenuto conto degli aspetti giuridici delle controversie in mediazione. Abbiamo lamentato l’assenza di assistenza obbligatoria da parte dell’avvocato non per rivendicazioni corporative ma preoccupati del fatto che il cittadino potrebbe trovarsi davanti ad un mediatore che non valuta gli aspetti giuridici della questione, suggerendo un accordo che si può trasformare in una vera e propria decurtazione del diritto”.
Sulla seconda questione all’attenzione della cronaca di oggi, l’emendamento alla legge comunitaria sulla responsabilità dei giudici, Alpa ha dichiarato: “Il Consiglio non ha ancora avuto modo di esprimersi. Certo è che chi esercita la giurisdizione deve essere libero ed autonomo nel rispetto della legge. Dovremo valutare in che modo il principio disceso da una sentenza della Corte Ue, che ha dichiarato che sono contrarie al trattato norme che limitano la responsabilità del magistrato escludendo per tale via la responsabilità dello Stato in caso di violazione manifesta del diritto, sia conforme alla Costituzione e possa comportare una limitazione della libertà del giudice nell’applicare la legge”. E’ già successo, ricorda Alpa, che il Consiglio di Stato abbia escluso la responsabilità della Pa nel caso di applicazione di una legge di per sé oscura.
Claudia Morelli (responsabile Comunicazione e rapporti con i Media CNF)