I magistrati di pace ed onorari costretti allo sciopero
L’Associazione nazionale giudici di pace ha proclamato un’astensione dalle udienze dal 4 all’8 aprile. Chiamiamo a raccolta l’intera magistratura onoraria che affronta i nostri stessi disagi. In particolare ci asterremo unitamente alla Federmot ed ai Magistrati onorari uniti.
In breve le ragioni della protesta.
I giudici di pace non godono di alcuna tutela previdenziale ed assistenziale, sono in buona sostanza lavoratori “in nero” dello Stato e la loro permanenza nelle funzioni dipende da un atto discrezionale dell’esecutivo, che attualmente si estrinseca in una proroga anche trimestrale. L’attuale status dei magistrati di pace è in palese contrasto con la Carta costituzionale, le direttive comunitarie in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, la Carta di Strasburgo e con la raccomandazione del 17 novembre 2010 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa CM/Rec (2010) 12.
L’ex presidente della Camera Casini ha indicato tra i punti essenziali della riforma della giustizia lo status dei magistrati di pace, sostenendo la necessità di superare il sistema delle proroghe. Il Presidente della Commissione giustizia del Senato Berselli ha presentato una proposta di legge che prevede la continuità delle funzioni ed una copertura previdenziale. L’azione di sensibilizzazione diuturna ed incessante dell’Associazione ha portato alla presentazione in Senato di sette emendamenti bipartisan al decreto milleproroghe che prevedevano la continuità delle funzioni, autorevolmente sostenuti dal Presidente Berselli, dai senatori Benedetti Valentini, Centaro, Boscetto, Gramazio (PDL) e D’Alia, Pistorio, Oliva (UDC), ma il governo si è opposto all’approvazione.
Nel settembre 2008 il ministro Alfano sostenne la necessità di superare l’attuale situazione di precarietà ed il 26 maggio scorso assunse l’impegno di garantire ai magistrati la continuità nell’esercizio delle funzioni, mediante la rinnovabilità dei mandati sino al compimento dei 70 anni di età ed una copertura previdenziale, ipotizzando una partecipazione forfetaria del ministero al pagamento dei contributi.
Lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi aveva più volte espresso in Parlamento il plauso per l’attività svolta dai giudici di pace ed onorari, sostenendo la necessità di una loro valorizzazione.
Manifestammo apprezzamento per le determinazioni dell’esecutivo, del resto le stesse apparvero in linea con la proposta di legge presentata nella scorsa legislatura dall’attuale Guardasigilli, ma le attese sono andate deluse. Nel recente decreto “milleproroghe” siamo arrivati alla proroga trimestrale delle funzioni.
Tale sistema di riconferma è inaccettabile, in quanto lede gravemente la dignità, l’autonomia e l’indipendenza del giudice di pace, magistrato appartenente all’ordine giudiziario, la cui funzione è espressamente prevista nella Carta costituzionale all’art. 116. Il sistema delle proroghe si fonda su un decreto legge: può un magistrato giudicante con funzioni proprie e non delegate dipendere da un provvedimento meramente discrezionale dell’esecutivo?
E’ del tutto evidente che solo attraverso la continuità del mandato è possibile assicurare la necessaria autonomia ed indipendenza del giudice, come è già avvenuto per i magistrati tributari e per i magistrati onorari minorili
Inoltre il governo ha disatteso vari ordini del giorno, ad esempio l’odg A.C. 3778-A del 20 novembre 2010 con cui la Camera impegnava l’esecutivo ad avviare in modo concreto una riforma organica che assicuri la stabilizzazione dei magistrati di pace, in linea con le direttive comunitarie in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e la Carta di Strasburgo e di recente l’odg A.C. 4086-A, avente il medesimo contenuto (in basso riportato integralmente).
Il governo ha riproposto la figura dell’ausiliario del giudice, che introduce nel nostro ordinamento una sorta di “giudice della quarta età” che a regime non risolve il problema della lentezza dei giudizi (come ha dimostrato l’esperienza dei goa) e che si profila onerosissima per le casse dello Stato. Con una somma inferiore a quella prevista si potrebbe garantire ai magistrati di pace la doverosa copertura previdenziale.
È mancata la consultazione della magistratura di pace associata sul tema del riordino delle piante organiche, che produrrà l’effetto di minare la futura riforma e destabilizzerà in maniera irreparabile l’istituzione.
Last but not least è inaccettabile il mancato adeguamento dell’indennità secondo gli indici ISTAT, come previsto dalla legge istitutiva 374/91, ma mai avvenuto dal 1999 ad oggi.
L’Associazione durante i giorni dell’astensione sarà presente negli uffici con i propri dirigenti allo scopo di spiegare ai cittadini le ragioni della protesta e dei disagi che mai avremmo voluto loro arrecare.
Vincenzo Crasto
Presidente Associazione Nazionale Giudici di Pace
(Da ilgiudicedipace.it del 16.3.2011)