Le associazioni forensi
accusano: il CNF fa melina
accusano: il CNF fa melina
Nessuna notizia, ancora del decreto ministeriale sui parametri. La colpa, secondo via Arenula che invita il Cnf ad “accelerare al massimo la presentazione della propria proposta. Avrei voluto con tutto il mio impegno, in un momento in cui l'avvocatura vive una situazione difficile, risolvere quanto prima il problema della revisione dei parametri – rileva il ministro della Giustizia Paola Severino - Per questo motivo, avevo invitato il Consiglio Nazionale Forense a fare propria, come proposta formale del Consiglio, il testo che avevamo lungamente discusso con le rappresentanze degli avvocati e sul quale avevamo trovato totale condivisione. Il Cnf ha ritenuto non percorribile questa soluzione 'sostanziale’. Ora, la nuova normativa forense non consente soluzioni alternative, che sarebbero 'contra legem'. Confido, dunque, che il Cnf voglia accelerare al massimo la presentazione della propria proposta”. Punta il dito sul Cnf, Ester Perifano, segretario generale dell'Associazione nazionale forense. ''Le dichiarazioni del ministro Severino – dice la Perifano - lasciano pochissimo spazio alle speranze degli avvocati: per l'intransigenza del Consiglio nazionale forense i parametri per i compensi degli avvocati dovranno essere rivisti sulla base della nuova legge di riforma della professione forense. Gli avvocati, dopo il no del Cnf a fare proprio il testo che era stato lungamente discusso con le rappresentanze forensi e sul quale era stato trovato totale condivisione, come proposto dal ministro per arrivare a una soluzione rapida, saranno costretti ad attendere l'iter previsto dalla legge, con tutto il tempo che occorrerà e con tutte le conseguenze negative - denuncia Perifano - l'atteggiamento intransigente e formalista del Cnf, confermato dalle dichiarazioni del Ministero, si rivolge contro gli avvocati costretti, loro malgrado, a sopportare il primo di una lunga serie di inconvenienti che provocherà la riforma forense. Questa scelta dilata i tempi a dismisura - continua Perifano - e peserà molto sull'attività degli avvocati che saranno costretti ad applicare i parametri vigenti che, come tutti noi sappiamo, per alcune attività prevedono compensi irrisori. Oltre al danno, anche la beffa: pur avendo la possibilità di beneficiare in tempi brevissimi di nuovi parametri già concordati, saremo costretti ad attendere almeno sei o otto mesi. E senza alcuna garanzia sul risultato. Nel contesto di una situazione economica generale molto preoccupante - conclude - è una tegola pesante per l'avvocatura. Quando poi si ha la consapevolezza che si tratta di 'fuoco amico’ l'amarezza è ancora più grande'. Sulla stessa linea Maurizio de Tilla, presidente dell'Associazione nazionale avvocati italiani. “La contesa tra il Ministero della Giustizia e il Consiglio Nazionale Forense sui parametri – sottolinea de Tilla - finisce per danneggiare gli avvocati in un momento molto delicato della professione che soffre per la crisi economica e per la drastica riduzione degli introiti”. L’Anai insiste per la pubblicazione del provvedimento predisposto del Ministero, invocando ragionevole flessibilità e una pacificazione dei rapporti conflittuali con il Cnf che non giovano a nessuno. I miglioramenti dei parametri, con aumenti fino al 50 per cento, erano il frutto di una serrata consultazione del Ministro Severino con l’Oua la Cassa forense e le Associazioni, che si è svolta, in più riprese, con piena soddisfazione. Dopo l’invito di Oua, Anai e Anf, il Cnf in maniera responsabile ha dato il proprio assenso alle modifiche temporanee dei parametri, in attesa dell’iter procedurale di fissazione dei nuovi parametri che comporterà notevole tempo e confronti non facili. “A nostro avviso la legge lo consente. - ha conclude de Tilla - E l’argomento principale è che attualmente i parametri fissati dal Ministero sono vigenti ed applicati dai giudici e dagli avvocati nei confronti dei clienti. Parametri che sono lacunosi in alcuni punti (esecuzione, precetti etc.) e, in taluni casi, ridottissimi e al di sotto di qualsiasi ipotizzabile remunerazione del lavoro svolto”.
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 20.3.2013)