giovedì 21 marzo 2013

Avvocato lucra su transazione, tentata estorsione aggravata

Condannato il legale che impone
ai congiunti delle vittime dell'amianto
un accordo al ribasso ottenendo per sé
«esosi vantaggi patrimoniali»

«Esosi e vergognosi». Tali sono i «vantaggi patrimoniali» procuratisi dall'avvocato che grazie a minacce e raggiri punta a lucrare sulla transazione intervenuta fra i congiunti delle vittime dell'amianto e il datore di lavoro degli operai deceduti: lo riconosce perfino la difesa dell'imputato. Deve dunque essere confermata la condanna per tentata estorsione aggravata a carico del legale, che si approfitta degli assistiti, famiglie povere che in verità ottengono un risarcimento esiguo dall'azienda per cui lavoravano i congiunti morti di tumore. E se ne approfitta "depredandoli" di una parte del ristoro, già frutto di un accordo evidentemente al ribasso (come lasciano intendere gli stessi giudici). È quanto emerge dalla sentenza 12792/13, pubblicata dalla seconda sezione penale della Cassazione.

Effetto sorpresa

Nessun dubbio sulla colpevolezza del professionista. Deve infatti essere considerato il clima emotivo in cui avviene la firma delle transazioni fra l'azienda e i familiari degli operai vittime dalle fibre-killer: prostrati e sprovveduti, i parenti inizialmente credono davvero che il compenso preteso sia dovuto al professionista, anche perché il risarcimento è predisposto a metà fra assegni trasferibili e non trasferibili (con ogni probabilità su indicazione dello stesso legale). E l'avvocato mostra un'ineffabile «sicumera», dopo aver carpito i mandati alle liti dagli assistiti con la promessa di risarcimenti milionari. Salvo poi minacciarli che avrebbero perso tutti soldi o li avrebbero intascati chissà quando se non avessero firmato subito per la cifra stabilita (della serie «pochi, maledetti e subito»); in realtà è evidente che il professionista agisce per puro profitto personale. A inchiodare l'avvocato, tuttavia, è la scarsa chiarezza mostrata da subito sui futuri compensi: una scelta frutto di un calcolo preciso, in modo da potersi giocare poi la carta dell'effetto-sorpresa, pretendendo la girata degli assegni e ottenendo così l'indubbio vantaggio di un pagamento immediato, senza dover affrontare la resistenza dei clienti ed eventuali manovre dilatorie. Non resta che pagare le spese di giustizia e mille euro alla cassa delle ammende.

Dario Ferrara (da cassazione.net)