Ad un mese dall'entrata in vigore dell'obbligo
parte da Napoli la protesta
contro l'assicurazione professionale
“L’obbligatorietà dell’assicurazione per i professionisti sarà un grande business per le compagnie di assicurazione. Le categorie professionali, invece, non hanno ricevuto criteri, massimali, informazioni sui dubbi e sulle questioni controverse che possano permetterci di tranquillizzare una platea di due milioni e mezzo di professionisti. Per questo chiediamo un rinvio”. Lo ha detto il presidente del Cup Napoli, Maurizio De Tilla, nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali. “Proporrò alle Casse di previdenza di organizzare una forma cooperativa di assicurazione per abbattere i costi”, ha aggiunto De Tilla, che si è detto convinto che “l’obbligatorietà rischia di gravare soprattutto sugli iscritti più giovani, già costretti a fare i conti con un reddito sempre più basso. Temiamo, inoltre, un forte contenzioso speculativo che vogliamo combattere”. “Occorre la limitazione della responsabilità per i professionisti - ha sottolineato dal canto suo Vincenzo Moretta, numero uno dei commercialisti napoletani -, in base al compenso percepito, applicando un multiplo sul compenso e non, dunque, una responsabilità illimitata. C’è bisogno di un intervento legislativo che garantisca i terzi ma, nel contempo, anche i professionisti, soprattutto i più giovani che sono costretti a fare i conti con un nuovo costo. Insomma chiediamo un rinvio dell'obbligatorietà della polizza Rc per poterla rimodellare”. Bruno Zuccarelli, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, ha dichiarato. “Nel nostro settore le assicurazioni fanno cartello, rilanciano continuamente sui prezzi e costringono alcuni professionisti a pagare somme troppo alte per essere sostenute”. “Il rinvio dell’assicurazione obbligatoria per i professionisti è necessario - ha ribadito Maurizio Sansone, presidente del Collegio dei periti industriali di Napoli -. I rischi sono differenti a seconda dell’attività svolta, Occorre rivedere le regole per non creare disuguaglianze”. Per Biagio Scognamiglio, presidente Collegio Periti Agrari di Napoli, “la norma va prorogata di almeno un anno: i professionisti non sono pronti e in questo modo aumenta il contenzioso. Nell’ambito delle professioni ci sono problematiche ben più importanti”. "L’assicurazione obbligatoria da rischi professionali è parte fondamentale della riforma delle professioni ma deve partire con il piede giusto coniugando i costi con le tutele - ha sottolineato Umberto Dragonetti, delegato dei Consulenti del lavoro - . Occorre un ampio ventaglio di proposte valutate tra cui l’iscritto possa scegliere in base alle sue esigenze, al suo volume di affari chiarendo anche l’adempimento da parte dell’iscritto che non abbia ancora clienti ed evitando che le imprese assicuratrici costituiscano, di fatto, un cartello provvedendo, anzi, a metterle in concorrenza. Queste le motivazioni di fondo che spingono a chiedere una breve proroga tecnica". “La maggior parte dei professionisti hanno già liberamente un' assicurazione rc: renderla obbligatoria metterebbe in difficoltà i nuovi iscritti - ha sottolineato Natalia Sanna, consigliere Ordine medici veterinari di Napoli-. Del resto i costi senza le opportune variazione potrebbero diventare elevati e, quindi, inaccessibili”. “C’è una forte preoccupazione - ha evidenziato Raffaele Felaco, presidente dell'Ordine dei psicologi Campania -, perché il 40% dei nostri iscritti non ha un'occupazione o trova difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro e questo potrebbe diventare un ulteriore orpello”. In una lettera al Ministro della Giustizia il sindacato chiede un regolamento unico per architetti ed ingegneri che preveda criteri di valutazione oggettiva per evitare aumenti di costi ingiustificati. La sospensione dell’esame dei Regolamenti e lo studio di percorsi omogenei per architetti e ingegneri, che condividono lo stesso ente di Previdenza, le stesse Organizzazioni sindacali, le stesse tariffe e lo stesso mercato di riferimento viene chiesto dall’InarSind – il sindacato degli Architetti e degli Ingegneri Liberi Professionisti. A questo proposito InarSind ha inviato una lettera al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri firmata dal Presidente del sindacato, Salvatore Garofalo e dal Segretario nazionale, Michela Diracca . Il sindacato, dicendosi sicuro che il pragmatismo e la determinazione del ministro sapranno superare i molti problemi legati a questo “momento cruciale” per la riforma delle libere professioni, chiede con forza che l’esame dei Regolamenti sia sospesa, e che sia presa seriamente in considerazione la modifica del punto riguardante la formazione continua, solo uno dei “punti incerti” legati alla entrata in vigore del nuovo DPR 137 del 6 agosto 2012 che detta le linee guida della riforma. La formazione continua, dicono Garofalo e Diracca nella lettera, è un elemento fondante della professione: per i liberi professionisti l’aggiornamento non è un obbligo ma una necessità per misurarsi con il libero mercato, che giorno dopo giorno “certifica” e “valuta” le capacità del libero professionista. Diversa la situazione per quei professionisti che lavorano alle dipendenze di Enti pubblici e privati, università e scuole di ogni ordine e grado che, pur erogando servizi essenziali, non sono sottoposti a nessuna forma di verifica. Per questo secondo InarSind i liberi professionisti dovrebbero essere esonerati dalla certificazione obbligatoria, una modifica del DPR che verrà chiesta a breve al Parlamento. Ma alcune modifiche sono necessarie anche nei Regolamenti di attuazione studiati dai Consigli nazionali di Architetti e Ingegneri. Questi i punti che InarSind propone di modificare nei Regolamenti di attuazione. Al fine di offrire un contributo concreto il Sindacato ha anche allegato alla lettera una possibile proposta di Regolamento, frutto del costante confronto con i territori e che tiene conto delle esperienze degli altri paesi.
1) Studiare un Regolamento unico per Architetti e Ingegneri, che i rispettivi Consigli nazionali concertino con le più rappresentative organizzazioni sindacali di categoria.
2) Concedere il tempo necessario affinché si formino gli Enti di Formazione e gli Enti di Vigilanza, assegnando un congruo numero di Crediti Formativi Professionali iniziali, in modo da evitare il fiorire incontrollato di corsi di formazione
3) Evitare che chi vigila sui corsi li possa anche organizzare “in proprio”, anche attraverso organismi controllati (Ordini e Fondazioni, ad esempio)
4) Disporre che le organizzazioni sindacali riconosciute come parte sociale attraverso la confederazione di appartenenza abbiano un preventivo e generale accreditamento (secondo le modalità previste dal comma 2 dell'articolo 7 del Decreto137/2002) e non la validazione della singola iniziativa formativa, differenziando nettamente il percorso di validazione delle proposte formative da quello delle società a fine di lucro
5) Considerare il collocamento di chi non svolge le attività di formazione prevista, o non si doti di assicurazione professionale obbligatoria a regime, in un apposito elenco degli iscritti inattivi (dipendenti, docenti o liberi professionisti inadempienti).
Per quanto attiene l’assicurazione obbligatoria a un mese dall’entrata in vigore dell’obbligo tutto appare troppo indefinito come le prestazione e i rischi connessi da assicurare, le franchigie e i massimali in rapporto al fatturato del professionista. Inoltre nessun obbligo è previsto per le Assicurazioni che non sono tenute a fornire il servizio e che oggi, magari solo per accaparrarsi una potenziale clientela, sono disposte a concedere premi ridotti per poi, in assenza di opportuni controlli e vista l’obbligatorietà, aumentarli a dismisura negli anni successivi. Per questo in una lettera inviata al Presidente del consiglio, e ai Ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico Inarsind chiede il rinvio di un anno dell’obbligo assicurativo.
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti dell’8.7.2013)