Oggi 5.000 in piazza tra avvocati e cittadini, Giarre prenda esempio
Continua lo sciopero degli avvocati italiani, oggi il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla, è a Nicosia, in Sicilia, insieme ai sindaci di 11 comuni, in una piazza con oltre 5mila cittadini a solidarizzare contro la chiusura di un Tribunale che ha un bacino di 90mila abitanti, con moltissimi processi penali, celebrati senza prescrizioni e con un alto livello di efficienza. L’Oua ricorda che è ancora lungo l’elenco delle iniziative approvate ieri nella grande manifestazione del Cinema Adriano: oggi in oltre cento città, il 15 in toga davanti al Ministero della Giustizia, dal 15 al 23 in astensione dalle udienze e sciopero bianco. Il presidente dell’Oua, ha ricordato che una delle ragioni dello sciopero dei legali di ieri e oggi, con un’altissima percentuale di adesione in tutta Italia, e delle prossime astensioni dal 15 al 23 marzo è «proprio la netta opposizione alla scriteriata decisione di chiudere centinaia di tribunali in tutta la penisola e l’accorpamento-eliminazione di moltissimi uffici dei giudici di pace». Per De Tilla, non «si può rispondere solo alla logica dei tagli e a meccanismi meramente economicisti. Il rischio è di far tracollare la già malandata macchina giudiziaria e seguire uno schema già visto in altri settori strategici del nostro vivere democratico, come è sotto gli occhi di tutti, in questi giorni, con la nostra sanità pubblica. A forza di eliminare posti letto, di voler risparmiare sui servizi, i cittadini finiscono ad essere curati per terra nei Pronto Soccorso e i medici a lavorare in condizioni estreme. Il percorso con la giustizia – spiega, ancora - è simile, oltretutto in una situazione già di per se grave, con una lunghezza eccessiva dei processi e un accesso sempre più difficile per il cittadino a un diritto garantito costituzionalmente, come quello a vedere soddisfatta la domanda di giustizia. Invece di razionalizzare e mettere in gioco prassi positive, esperienze virtuose, di riorganizzare gli uffici con logiche manageriali, di riformare la magistratura laica, di diffondere l’innovazione tecnologica e il processo telematico, di istituire i tribunali tecnologici, riconvertendo quelli meno efficaci, di tagliare gli sprechi avviando l’autogestione delle risorse, si va nella direzione opposta. Si chiudono tribunali che sono veri e propri presidi di legalità, come quello di Nicosia e come altre centinaia di realtà, che in queste settimane stanno avviando un vero movimento di protesta nazionale, che vedrà nell’Oua e negli avvocati un naturale compagno di viaggio». Oggi a Nicosia, con 5mila cittadini in piazza, insieme ai rappresentanti degli enti locali, a parlamentari e rappresentanti di regioni e province, il presidente dell’Oua ha, quindi, insistito sulla necessità di bloccare il provvedimento avviato dal precedente Esecutivo e ora in via di definizione dal Ministro Severino, e «di istituire un tavolo di confronto con avvocati, magistrati, sindaci e Ministero della Giustizia per tracciare criteri oggettivi di efficienza, di funzionalità, di efficacia, garantendo i presidi di legalità e la presenza capillare del servizio giustizia sul territorio, soprattutto in prospettiva di una più forte lotta contro le mafie e i fenomeni diffusi di corruzione».
(Da Mondoprofessionisti del 24.2.2012)