Stella (Confprofessioni): siamo pronti a iniziative clamorose
Dilaga la protesta dei liberi professionisti contro il "canone speciale" della Rai. Dopo la denuncia dei medici veterinari italiani che si sono visti recapitare in questi giorni una lettera con un bollettino postale da 200,91 euro da pagare all’emittente di Stato se si possiede un computer e una connessione a Internet, l’indignazione si sta allargando a tutte le professioni.
“Siamo al paradosso” ha tuonato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. “I liberi professionisti utilizzano i computer per scopi professionali, non certo per guardare programmi televisivi o improbabili format. Da un lato, il Governo ci impone di accelerare le procedure attraverso la digitalizzazione delle nostre attività, come l’invio dei documenti telematici al fisco o i collegamenti con le banche dati sanitarie pubbliche e private; dall’altro esige il pagamento di un ennesimo balzello non solo sul possesso degli apparecchi Tv, ma anche per Pc, videofonini, videoregistratori, Ipad, e telefonini che si collegano ad internet”.
Secondo le prime stime di Confprofessioni, il “canone speciale” della Rai potrebbe colpire circa 2 milioni di liberi professionisti che rischiano di dover versare alla Tv pubblica oltre 400 milioni di euro all’anno. “Insieme con le associazioni aderenti dell’area sanitaria e delle altre categorie professionali stiamo valutando iniziative su più fronti” ha aggiunto il presidente di Confprofessioni, Stella. “In assenza di chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero dello Sviluppo Economico, potremmo sospendere il pagamento del canone speciale Rai per la sola presenza di computer in studio. Sosterremo l’esposto presentato dall’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani all’Autorità Garante per le Comunicazioni, per chiedere un tempestivo intervento teso a verificare profili di illegittimità della pretesa tributaria della Rai su tecnologie multimediali, uso della posta elettronica e navigazioni in Internet per le quali si versa già un canone ai gestori di telefonia”.
Ieri sera sul tardi la Rai ha diffuso una propria precisazione in merito al canone speciale richiesto alle aziende per il possesso del pc: “Con riferimento alla questione relativa al pagamento del canone di abbonamento alla tv, si precisa che le lettere inviate da Rai non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell'apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale cioè quello relativo a chiunque detenga -fuori dall'ambito familiare (es. Imprese, società, uffici)- uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive. Ciò in attesa di una più puntuale definizione del quadro normativo-regolatorio".
“La Rai - ribatte l’ Aduc (Associazione Diritti Utenti e Consumatori ) - esattore d'imposta per quella relativa al possesso di un apparecchio atto o adattabile alla ricezione di programmi tv, con questa sua uscita per mettere i puntini sulle “i” ha fatto un atto di doppia valenza: arroganza. Sostanzialmente dice: il quadro normativo-regolatorio deve essere definito, ma intanto voi pagate e poi si vedrà (il ministero interrogato dal Parlamento non ha ancora risposto pur riconoscendo l'anomalia della situazione, così come l'Agenzia delle entrate che ha demandato la definizione di chi e per cosa si debba pagare all'organismo politico, il ministero per l'appunto), bugia. Non è vero che la Rai chiede il pagamento dell'imposta/canone per il possesso di un pc solo alle aziende, ma sono anni che lo chiede alle famiglie mentre non lo chiedeva fino ad oggi alle aziende”.
(Da Mondoprofessionisti del 21.2.2012)