di Claudia Pizzurro, Segretario Nazionale Aiga
Il Governo Monti ritiene che le liberalizzazioni siano necessarie per assicurare la ripresa economica nel nostro Paese. Al teorema segue il corollario: l’abrogazione immediata delle tariffe professionali. Il provvedimento ha determinato un vero e proprio cortocircuito a totale scapito dei cittadini che rischiano oggi di non ottenere la condanna alle spese di giudizio a carico della controparte o l’addebito al debitore dei costi relativi al precetto (l’atto che precede il giudizio diretto alla soddisfazione concreta del creditore). In mancanza dei parametri ministeriali relativi alla liquidazione delle spese in ambito giudiziale, si è creato un vuoto normativo che ognuno riempie a modo suo: alcuni magistrati hanno sollevato questione di legittimità costituzionale, in altri fori vi sono state intese tra magistratura e avvocatura approdate talvolta alla decisione di applicare, almeno per ora, le vecchie tariffe. Gli effetti sono stati nel complesso così nefasti che anche la politica in qualche modo si è posta il problema. L’operato del Governo denota problemi di metodo e di merito. Sarebbe stato doveroso ascoltare preventivamente le rappresentanze delle categorie interessate ed in particolare quelle più giovani, in modo da intervenire avendo conoscenza obiettiva della situazione reale ed escludendo ogni generalizzazione. Il problema, infatti, è particolarmente grave per l’avvocatura, garante del diritto, che non può essere travolta da una deriva mercantilistica, e ciò a maggior ragione per la crisi anche economica che essa attraversa. Il mercato professionale è ormai saturo; i redditi medi sono in costante calo, specialmente per i giovani e le donne, e si allarga la percentuale degli avvocati non iscritti alla Cassa a causa del mancato raggiungimento del reddito minimo ai fini Irpef, pari ad € 10.100,00 per il 2011. Se si intende quindi intervenire a favore dei giovani professionisti, evitando le mortificazioni e cercando le opportune valorizzazioni, il piano deve essere organico e lungimirante evitando interventi spot come l’abolizione delle tariffe, che rischia di andare ad esclusivo vantaggio dei grandi gruppi economici. In primis, l’Aiga da tempo chiede che l’iter parlamentare diretto all’approvazione del disegno di legge sulla riforma della professione forense giunga velocemente a conclusione. Certo la norma va collegata ai principi contenuti nella manovra estiva di stabilità e altri miglioramenti sono auspicabili: compenso non soltanto ai praticanti, ma anche ai collaboratori di studio; eliminazione di barriere anagrafiche e dei privilegi legati all’anzianità di iscrizione all’albo; governance effettivamente unica nella quale i giovani e le donne siano giustamente protagonisti attraverso la previsione almeno temporanea di quote, intese come strumenti di accelerazione della rappresentatività. Ma la riforma professionale non può comunque essere disgiunta da una profonda riforma organica del sistema giustizia, di cui la classe forense, garante dei cittadini, è parte integrante e determinante. Occorre mettere in sicurezza l’efficienza del sistema, piuttosto che tendere alla deflazione tout court del contenzioso, come è avvenuto negli ultimi anni attraverso l’aumento vertiginoso dei contributi unificati, la mediazione, e altri interventi che allontanano il cittadino dalla giustizia. Il recupero del ruolo e del valore dell’avvocatura passa di certo attraverso le giuste risposte alle domande di giustizia. Piuttosto che sottoporre la professione legale alla legge della giungla, è più ragionevole intervenire in positivo, creando nuovi spazi di mercato per i giovani avvocati, ma anche valorizzando il merito e le competenze di chi ha investito per anni negli studi. Un esempio per tutti: perché gli avvocati non possono autenticare le firme anche al di fuori dell’ambito della difesa in giudizio? L’Aiga da tempo ha chiesto la modifica dell’art. 2703 c.c. per attribuire anche agli avvocati il potere di autenticare le firme, oggi riconosciuto soltanto a Notai e pubblici ufficiali, senza ottenere immediata e concreta risposta nemmeno da quella parte della politica che pure si dichiara a favore delle liberalizzazioni. È altresì indispensabile assicurare maggiore trasparenza nell’assegnazione di incarichi e consulenze (giudiziari e non) i quali dovrebbero essere assegnati a rotazione e con una particolare attenzione ai più giovani, proprio per consentire il maturare di una adeguata esperienza professionale e per regalare la felice prospettiva di una società fondata su merito, competenze e talento. L’abrogazione delle tariffe è stato quindi un palese errore, uno specchietto per le allodole, un provvedimento per distogliere l’attenzione da temi ben più importanti ed urgenti. La giovane avvocatura ne è consapevole e chiede con forza riforme che costituiscono un effettivo vantaggio per cittadini e giovani professionisti.
(Da Mondoprofessionisti del 28.2.2012)