Il giudice può richiedere d’ufficio l’espletamento di una CTU per accertare la compatibilità immunogenetica, la quale costituisce possibile elemento di prova. Lo ha affermato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 15157/2012.
Il caso. Un uomo e una donna sono fratello e sorella, ma solo perché il Tribunale e la Corte d’appello hanno dichiarato che il padre della donna, ormai defunto, era anche il padre naturale dell’uomo. In particolare, la questione giudiziale verte sull’ammissibilità della CTU immunogenetica disposta dal primo giudice vista la richiesta dell’uomo fatta solo in sede di precisazione delle conclusioni.
Il giudizio di legittimità. La Suprema Corte , adita dalla donna, non modifica il precedente verdetto e precisa che «quando non vi sia altro mezzo per giungere all’accertamento richiesto che quello di demandarlo a chi sia dotato di speciali competenze tecniche, il giudice può incaricare il consulente non solo di valutare i fatti accertati o dati per esistenti (consulenza deducente), ma anche di accertare i fatti stessi (consulenza percipiente)». Nello specifico, la domanda di riconoscimento della paternità trova la propria causa petendi nella sussistenza del dedotto rapporto di procreazione e non certo nelle circostanze. E, per accertare tale rapporto, la compatibilità immunogenetica costituisce possibile elemento di prova.
(Da avvocati.it dell’8.10.2012)