martedì 16 ottobre 2012

“Invasato e indemoniato” al carabiniere: è solo critica


Non integra il reato di diffamazione qualificare un carabiniere come «invasato in divisa» se il comportamento del militare era stato tanto zelante da essere quasi vessatorio. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36741/2012.
Il caso. Fermato dai carabinieri perché è alla guida e nel mentre telefona con il cellulare, un automobilista apostrofa i militari con male parole, invitandoli ad occuparsi di problemi a suo dire più gravi della sua infrazione del codice della strada, e poi chiede di parlare con i superiori gerarchici di chi lo ha multato, qualificandolo come «un invasato in divisa, uno scorretto, un arrogante maleducato». Se il Giudice di Pace condanna l’uomo, il Tribunale in sede di appello lo assolve. Ricorre quindi per cassazione il P.G., ma senza successo.
Il giudizio di legittimità. Secondo la Suprema Corte, è ineccepibile la decisione dei giudici territoriali in punto di limiti al diritto di critica. La condotta dell’imputato è stata correttamente collocata all’interno del confine protetto dal diritto di critica, e pertanto non eccedente il principio della continenza. L’automobilista aveva in effetti chiesto formalmente di poter parlare con il superiore gerarchico del carabiniere che gli aveva elevato la multa, al preciso fine di esporre le proprie doglianze. Così facendo l’imputato aveva di fatto preannunciato le critiche che avrebbe poi mosso nei confronti della condotta, zelante ma indubbiamente severa, del militare, che gli aveva ordinato di esibire anche il contrassegno assicurativo. A tal proposito la Cassazione rileva come il comportamento del carabiniere dimostri «l’estensione dell’interesse repressivo del pubblico ufficiale».

(Da avvocati.it del 15.10.2012)