Diecimila legali in piazza per la manifestazione degli Ordini forensi,
dei giudici di pace e dei dipendenti della Uilpa-Uidag
Circa diecimila avvocati scendono (sono scesi, NdAGANews) in piazza a Roma in rappresentanza di tutti gli ordini forensi italiani per "un'emergenza giustizia da sanare". Tra gli striscioni, alcuni recitano: "Chi uccide il diritto al processo uccide la democrazia" e "Non cancellate il diritto alla difesa".
I manifestanti portano al braccio anche una fascia tricolore con la stampa dell'articolo 24 della Costituzione, secondo cui tutti possono agire in giudizio e con una rappresentazione di un corteo funebre che raffigurava la “morte della Giustizia”.
Come spiega il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Maurizio de Tilla, in Italia "da un lato permane il triste primato sull'eccessiva lunghezza dei processi, dall'altro quello dei continui richiami e multe dell'Europa per la forte compressione dei diritti dei cittadini. Per la prima volta dal 2006 – aggiunge de Tilla - torniamo in corteo per le strade della capitale, in migliaia, 10mila, per chiedere che si rimetta al centro dell'agenda politica del Paese la crisi della giustizia. Basta con interventi spot, con leggi che limitano i diritti dei cittadini, aumentando i costi e riducendo le possibilità di accesso al servizio. Tra media-conciliazione obbligatoria, aumenti dei contributi unificati, filtri in appello e chiusura di circa 1000 uffici giudiziari, fare un processo è diventato una corsa ad ostacoli. Tutto ciò con un arretrato elefantiaco e una lunghezza dei procedimenti infinita. In questo contesto non mancano i continui tagli, il personale insufficiente, il perseverare negli sprechi, tra esternalizzazione dei servizi, braccialetti elettronici e un’orgia di imprese private che si occupano di intercettazioni....una situazione grave e che peggiora di giorno in giorno. É ora di interventi organici e seri – conclude de Tilla – servono più risorse economiche e più personale, ma anche una riorganizzazione degli uffici, un’implementazione del processo telematico e dell’innovazione tecnologica l’autogestione degli stanziamenti e del bilancio della giustizia, per una riforma della magistratura laica e dell’appello (senza inutili filtri e multe). Ma anche un’implementazione, senza costi e senza obbligatorietà, degli strumenti extragiudiziali. Fondamentale una proroga di due anni dell’entrata in vigore dei tagli irrazionali, incostituzionali e inutili di circa mille uffici giudiziari. Infine, serve una valorizzazione della professione di avvocato, con una legge adeguata e con un intervento urgente per la revisione dei parametri dei compensi decisi dal Ministero”.
L’Oua ricorda le ragioni dello sciopero e del corteo: “La giustizia è a un bivio – sottolinea poi il presidente de Tilla - continuare nella strada dell’inefficienza, della rottamazione e della privatizzazione dei servizi, con provvedimenti inutili, sbagliati e incostituzionali come la media-conciliazione obbligatoria o la chiusura di circa 1000 uffici giudiziari, o ancora, come l'aumento delle spese a carico dei cittadini o la compressione di diritti come il filtro in appello. Oppure ripartire dalla centralità della nostra Costituzione e dalla necessità di modernizzare la macchina giudiziaria per ridurre i tempi dei processi e consentire all’Italia di ritornare ad essere competitiva e non a essere il fanalino di coda di tutte le classifiche mondiali relative all’efficienza”.
L'avvocatura chiede che si punti sulla giustizia di prossimità e quindi sulla revisione razionale della geografia giudiziaria. Ma anche sull'innovazione tecnologica, sul processo telematico, sulla riorganizzazione degli uffici, sull'autogestione delle risorse del settore, su un nuovo e organico processo civile, senza compressione di diritti (per una riforma dell’appello), per l’implementazione di sistemi stragiudiziali, senza obbligatorietà e senza dissimulate privatizzazioni dei servizi, come con l'attuale vigente media-conciliazione obbligatoria, sulla valorizzazione della professione forense. Secondo quanto rende noto l'Oua, oltre alla partecipazione unanime degli ordini forensi e delle associazioni, si affiancano anche quelle dei giudici di pace (Angdp, in allegato la lettera di adesione del presidente Vincenzo Crasto) e dei dipendenti della Uilpa-Uidag, con una rappresentanza guidata dal segretario Generale, Antonino Nasone.
"Ritengo essenziale aderire alla manifestazione e ribadire con forza che l'interesse dell'Avvocatura è quello del buon funzionamento della Giustizia - dichiara Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano -. La strada per la modernizzazione e l'internazionalizzazione della professione non può passare attraverso lo smantellamento del sistema e nell'alterazione irreparabile della natura, dell'identità e della funzione proprie della categoria forense. Condividere la protesta e reagire al malessere attuale della macchina giudiziaria è fondamentale per rivendicare il ruolo dell'Avvocato e difendere i diritti dei cittadini". La difesa della dignità della professione e la tutela dei diritti dei cittadini, sempre più compromessi e in molti casi addirittura preclusi, sono gli obiettivi della manifestazione nazionale, promossa e sostenuta dalla maggioranza degli Ordini forensi.
"Le cause che hanno portato a questa situazione critica – conclude Giuggioli - sono da attribuire all'aumento esponenziale dei costi dei processi, alla sottrazione di fondi e personale alla giurisdizione e alle riforme procedurali che impediscono lo svolgimento effettivo del 'giusto processo'. Contribuiscono inoltre al profondo malcontento del mondo forense anche la cancellazione indiscriminata di presidi territoriali di giurisdizione e l'introduzione di costosi istituti meta-giuridici inutilmente propedeutici a una normale azione giudiziaria".
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 23.10.2012)