Per ora gli ordini professionali segnano un punto a loro favore contro Confindustria e poteri forti. Ma è troppo presto per cantare vittoria. Nel testo si legge, infatti, che secondo l’articolo 39 della manovra che oggi la Camera approverà in via definitiva, è previsto che il governo sottoporrà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni e, trascorso il termine di otto mesi dall'entrata in vigore della manovra, ciò che non sarà espressamente vietato, sarà libero.
“È come affermare – ha sottolineato Nino Lo Presti, deputato di Futuro e libertà e capogruppo in commissione Bilancio, nel corso del suo intervento in Aula, durante l'esame della manovra correttiva - che se il traffico di droga non è espressamente vietato, allora lo spaccio può considerarsi libero". Secondo il parlamentare finiano, inoltre, "è avvilente che questo governo voglia aprire la strada ad un far west delle prestazioni professionali, prendendo di mira gli ordini che sono a tutti gli effetti degli organismi a tutela della qualità dei servizi erogati al cittadino. Se davvero - chiude Lo Presti - si volesse intervenire per migliorare il sistema, si dovrebbe riprendere in mano il progetto di riforma delle professioni di cui si continua a parlare da anni, senza approdare ad alcun risultato".
Per questa ragione l’Oua ha confermato oggi nel corso degli stati generali dell’Avvocatura svoltisi a Roma, mettendo a punto una serie di forti iniziative contro i provvedimenti del governo in materia di giustizia civile e tributaria e contro ogni tentativo di procedere alla liberalizzazione dei servizi professionali.
Tra le ipotesi in discussione: una manifestazione nazionale unitaria di tutti i professionisti, la richiesta dell’eliminazione dalla manovra della proposta indecente delle liberalizzazioni delle professioni, almeno 10 giorni di astensione dalle udienze a settembre, un congresso straordinario forense a novembre.
“L’avvocatura, ha ricordato il presidente dell'Oua, Maurizio de Tilla - dice no all’aumento dei contributi unificati a carico dei cittadini, al controllo della Covip sulle Casse dei professionisti, alla riforma tributaria che espelle avvocati e commercialisti dalle Commissioni Tributarie, alla media conciliazione obbligatoria rimessa opportunamente all’esame della Corte Costituzionale, e a ogni ipotesi di liberalizzazione delle professioni che preveda l’abolizione degli ordini, degli esami di stato, dei divieti di pubblicità e di ingresso di soci di capitale nelle società professionali, dell’incompatibilità tra l’esercizio del commercio e le professioni, oltre all’abrogazione di norme deontologiche di alto profilo (dignità, decoro, trasparenza)”.
“Il sistema ordinistico – ha rilevato Giuseppe Sileci, presidente dell’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati – dovrebbe essere seriamente ammodernato e gli ordini dovrebbero costituire un presidio a tutela del cittadino e non dei singoli iscritti. La classe politica, pertanto, farebbe bene ad accogliere le istanze del mondo professionale, valorizzandoli e non abolendoli. È stato, dunque, schivato l'ennesimo tentativo di sopprimerli, per di più senza nessun confronto con i diretti interessati ed usando in modo improprio la manovra finanziaria». Per Sileci, «è in atto un tentativo di mistificare la realtà attraverso una “caccia alle streghe” nei confronti dei professionisti per non affrontare i veri problemi: un debito pubblico alle stelle che certo non può imputarsi alle professioni intellettuali, un'evasione fiscale spaventosa, una totale assenza di cultura meritocratica nel pubblico e nel privato, uno spaventoso deficit di legalità. L’Italia deve tornare a crescere e questo è un imperativo categorico che sta a cuore anche dei professionisti, ma non è con provvedimenti demagogici, come quello sulle liberalizzazioni di un settore che, contando oltre due milioni di addetti, è competitivo per definizione, che si raggiungerà questo interesse generale».
"Il pericolo è passato – ha fatto notare Roberto Orlandi, presidente del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, - però non siamo intenzionati a ragionare con un governo inaffidabile nel suo complesso. Certo – ha aggiunto - questa settimana di passione è destinata a concludersi positivamente, tuttavia non possiamo dimenticare tutti i tavoli di concertazione fatti al ministero della Giustizia e i documenti consegnati al ministro Alfano. Nonostante mesi e mesi di incontri – ha concluso Orlandi - per la terza volta, l'altro ieri, c'è stato il tentativo di riformare in maniera distruttiva, e francamente inutile, il sistema professionale italiano. Certo il problema pare ormai chiuso, però il testo dell'emendamento, anche se poi ritirato, è stato comunque presentato".
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 15.7.2011)