di Ester Perifano – Segretario Generale ANF
Constatiamo con amarezza che tutta la manovra finanziaria è improntata non solo ad un atteggiamento di grande noncuranza, se non disprezzo nei confronti dei professionisti in genere e degli avvocati in particolare, ma è tutto il comparto della Giustizia a uscire sconfitto dal provvedimento del Governo. A causa della manovra finanziaria il cittadino che si rivolge alla Giustizia, per tutelare un proprio diritto in materia di lavoro, oppure per una separazione o un contenzioso tributario, dovrà sostenere tutta una nuova serie di spese, che graveranno su di lui. Aumenta, ancora una volta in pochi mesi, il Contributo Unificato. La cosa più grave è che queste risorse non verranno reinvestite nel settore stesso della Giustizia per renderlo più rapido ed efficiente, ma verranno drenate dal Ministero dell’Economia, che ne restituirà al settore solo una minima parte, non predeterminata e quindi quantificabile a suo piacimento. Il Governo promette di incentivare, con minimi riconoscimenti economici, il personale di cancelleria e i magistrati che producono di più : in altre parole una sorta di cottimo. Nessun capitolo di spesa è previsto per rimediare allo stato disastroso dei nostri Tribunali e, soprattutto, per quello che dovrebbe essere il motore della macchina giudiziaria moderna, ovvero il processo telematico, che langue per mancanza di fondi. La previsione poi delle convenzioni con praticanti, dottorandi e specializzandi non è altro che il proposito di procurarsi manodopera qualificata a costo zero, con buona pace della dignità e della professionalità dei giovani, per i quali bisognerebbe invece prevedere benefici maggiori, come uno sconto sul periodo di pratica complessiva o titoli di preferenza nei concorsi pubblici. Il Governo continua a penalizzare i professionisti in genere e gli avvocati in particolare, anche perché non bisogna dimenticare il tentativo - fortunatamente abortito - di approvare una legge delega, circolata qualche giorno fa, e pare di capire solo rinviata, che da una parte rappresenta la conferma e la continuazione ideale delle lenzuolate di Bersani di qualche anno fa e dall'altra testimonia quello che ANF ripete da tempo, e cioè che a questo esecutivo non è mai veramente interessato mettere mano ad una vera riforma dell'ordinamento forense, ma solo procurarsi un po' di pubblicità a buon mercato. È il momento di aprire gli occhi e di abbandonare definitivamente al suo destino la finta riforma che langue - giustamente - in Commissione Giustizia alla Camera. Occorre rimboccarsi le maniche e chiedere con forza al Governo di questo Paese di risolvere almeno qualcuno dei problemi che affliggono l'avvocatura (accesso alla professione, tirocinio, disciplinare), approvando, se necessario, un pacchetto stralcio, ma di tutt'altro segno rispetto alle norme approvate dal Senato. In ballo c’è il futuro di tantissimi giovani oltreché l’autorevolezza, e il ruolo sociale, della stessa avvocatura.
(Da Mondoprofessionisti del 6.7.2011)