Dal presidente dell’Anm, Luca Palamara è arrivata ieri un’ulteriore conferma della corretta posizione tenuta dall’Oua contro l’obbligatorietà della mediaconciliazione: è lesiva dei diritti dei cittadini, limita l’accesso alla giustizia, mette fuori gioco il ruolo dei giudici ed è palesemente incostituzionale e contraria alla Carta Europea dei diritti fondamentali.
Anche la magistratura quindi condivide le preoccupazioni dell’avvocatura, come ha giustamente sottolineato lo stesso Palamara.
Non siamo quindi degli oltranzisti, come qualcuno vorrebbe rappresentare la nostra battaglia, ma dei portatori di un’idea di giustizia da riformare nella direzione dell’efficienza, della modernità, preservando, però, la vocazione pubblica e di accesso universale per i cittadini.
L’Oua, che in questi giorni ha raccolto le delibere di appoggio alla protesta di 150 ordini (su 165) territoriali e delle associazioni forensi (il prossimo sciopero è il 23 giugno a Napoli), ha anche criticato la scelta del Guardasigilli di fare un dibattito nazionale con una platea principalmente composta dai mediatori e da società che hanno interessi economici nelle business della conciliazione.
È gravissimo che si pensi un dibattito con una platea prevalentemente amica, evitando così il confronto con chi avanza da mesi critiche e osservazioni nel merito della mediaconciliazione, chiedendo unanimemente, tra le altre questioni, l’eliminazione dell’obbligatorietà.
Oggi è giunta anche la presa di posizione dell’Anm, ma il ministro Alfano preferisce il dialogo e gli applausi dei mediatori, non il consenso di chi opera in prima linea nei tribunali tutti i giorni.
Maurizio De Tilla, Presidente OUA (da Mondoprofessionisti del 26.5.2011)