«L’iscrizione obbligatoria alla Cassa, prevista dalla nuova legge professionale, non deve essere l’occasione per “esodare” fasce di giovani e meno giovani competenti e professionali: va contrastato il malcelato obiettivo di arrivare alla autoesclusione di chi non è in grado di sostenere i contributi minimi, ma va pensato un percorso di avvicinamento e di adeguamento necessariamente proiettato in un arco temporale più ampio, introducendo ad esempio l'imposizione di versamenti che siano relativamente poco onerosi all’inizio. Non solo: crediamo che non possa, né debba essere negato ai “nuovi” iscritti il diritto all’assistenza. Tra gli almeno 30/50 mila nuovi iscritti ci saranno sicuramente molte donne, la stessa Cassa nella conferenza di settembre 2012 parlava della femminilizzazione della professione, e quindi molte mamme. Bisogna garantire pari opportunità».
Lo dichiara il segretario generale dell’Anf Ester Perifano, commentando gli esiti dell’assemblea nazionale dell’avvocatura organizzata dalla Cassa Forense con la partecipazione delle istituzioni ordinistiche, politiche e delle associazioni di categoria.
«È positivo – continua - che la Cassa Forense apra un confronto ampio e che con un Road Show vada sul territorio ad incontrare gli avvocati per illustrare i nuovi aspetti della previdenza dopo la riforma Fornero e l’approvazione della legge professionale, ma, innanzitutto, è indispensabile individuare le criticità di questa fase. In questo senso l’Associazione Nazionale Forense avanza diversi spunti per affrontare questi profondi cambiamenti che interesseranno le prossime generazioni di avvocati del nostro Paese. La prima questione – spiega Perifano - è trovare i giusti accorgimenti affinché il pregresso versato dagli avvocati fino ora esclusi dalla copertura previdenziale professionale non vada perduto nella fase di travaso dalla gestione separata dell’Inps, nell’ambito del più rigoroso rispetto della quadratura dei conti. Su questo aspetto si innesta la necessità di affrontare il tema dei ricongiungimenti e delle totalizzazioni con i periodi lavorati presso altre casse, prevedendo se non la gratuità quantomeno che sia fatto tutto il possibile per facilitare la possibilità di ricondurre la posizione professionale ad un profilo unitario e coerente, e non già ad un mosaico discontinuo e frammentato. Si potrebbe applicare, dunque , ai nuovi iscritti – sottolinea il segretario Anf - lo stesso regime della gestione separata INPS, con l'obbiettivo di avere non due regimi definitivamente e per sempre separati, ma una fase transitoria che faciliti il percorso verso una sistemazione previdenziale ed assistenziale decorosa. Ma ogni scelta presuppone, tuttavia, la chiarezza dei conti e delle prospettive attuariali, che oggi non abbiamo ancora. E' necessario, dunque, rivedersi quando i numeri saranno più chiari. Tra gli avvocati italiani, da diversi anni, serpeggia grande preoccupazione per il proprio futuro, specie tra le generazioni più giovani: sarebbe autolesionistico mettere dei paletti di natura economica e previdenziali. Il rischio - conclude Perifano - è che l'avvocatura diventi un luogo dove i giovani avvocati saranno destinati a non avere cittadinanza, in linea con quanto accade nel resto del Paese: l'Italia, è noto, non è un Paese per giovani”.
(Da Mondoprofessionisti del 25.2.2013)