L'Associazione nazionale avvocati italiani chiede una riflessione profonda a tutta l'avvocatura per la prevista applicazione dell'articolo 21 della riforma professionale che prevede l'iscrizione contemporanea e obbligatoria tanto agli Albi che alla Cassa forense. Il presidente Anai, Maurizio De Tilla, spiega come “l'iscrizione alla Cassa senza momentaneo pagamento di alcun contributo comporterà aggravi forti, quali discendono dai diritti connessi all'assistenza, alla maternità e alla polizza grandi interventi. Attuare una norma di legge simile – continua - in un momento di grave crisi economica generale e in maniera particolare per la professione forense sarebbe molto problematico. La previsione della riforma è un pasticcio legislativo – ha continuato De Tilla – da un lato fissare contributi molto contenuti per chi ha redditi bassi rischierebbe di creare squilibrio negli assetti economici dell'Ente, dall'altro fissarli ridotti ma non troppo significherebbe vessare colleghi fino ad oggi non iscritti che guadagnano poco o niente anche per effetto della crisi e a farne le spese sarebbero prevalentemente i giovani. Questa norma aumenterà la situazione di disagio sociale che negli ultimi tempi ha investito la nostra categoria e creerà una forte reazione da parte dei 70 mila avvocati interessati; applicare il contributivo ai nuovi e tenere fermo il retributivo per tutti gli altri finirà per portare disuguaglianze di non poco conto con una moltitudine di colleghi che usufruiranno di pensioni irrisorie anche di cento euro al mese senza alcuna possibilità di integrazione al minimo. Occorre pertanto – ha concluso De Tilla – svolgere una profonda riflessione sull'argomento senza prendere decisioni immediate che finirebbero per peggiorare la già complicata situazione della professione”.
(Da Mondoprofessionisti del 26.2.2013)