Cari Colleghi, cari Amici, si conclude in questi giorni un anno difficile.
La crisi economica ha inciso profondamente la nostra professione, non solo con riguardo alle opportunità di lavoro, ma anche con riguardo alle possibilità di recuperare il corrispettivo del lavoro effettuato.
Il mondo delle professioni ha subìto gli effetti della crisi in modo più sensibile e gravoso di quanto non sia avvenuto per altri comparti economici. Le professioni non hanno avuto riconoscimenti e sussidi, pur comportando la produzione dell' 11% del PIL.
E per quanto riguarda la professione forense, la crisi della giustizia, aggravata dalla crisi economica, si è rivelata un campo minato, in cui, da un lato, si è orchestrata una ignobile campagna, anche giornalistica, sulle caste che coinvolgerebbero gli avvocati, dall'altro lato si è voluto individuare anche nella organizzazione dell' avvocatura una delle cause del degrado del sistema giudiziario.
Il Consiglio Nazionale Forense ha contrastato con ogni mezzo queste due aggressioni.
Ed ha anche contrastato, con due incontri tenutisi alla Camera - e quindi di fronte agli interlocutori diretti deputati alla approvazione della riforma forense già passata al Senato - sia la connessione tra sviluppo economico e ruolo dell' Avvocatura (un assunto del tutto infondato documentato da un dossier predisposto dall' Ufficio Studi e distribuito anche agli Ordini forensi) sia la connessione tra il numero degli Avvocati e il moltiplicarsi delle cause, posto che il contenzioso non è diffuso ad arte dagli avvocati ma è frutto delle difficoltà in cui si dibatte lo stesso sistema economico.
Si è registrata anche una pericolosa continuità - nel corso dell'ultimo quinquennio - di provvedimenti approvati da diversi Parlamenti e da diversi Governi che hanno scelto il codice di procedura civile come palestra per alterare i principi del processo in nome della riduzione delle sue fasi e dei suoi tempi, della economia dei costi e della concentrazione delle sedi. Anche questo indirizzo è stato contestato dal Consiglio Nazionale Forense in quando causa di incertezza giuridica, di fastidiosi aggravi per i difensori e soprattutto perché lesivo dei diritti dei cittadini, la cui tutela è la stessa ragion d'essere dell' Avvocatura.
E l'insistenza di certi settori sulla introduzione di regole di liberalizzazione connesse ad una maggiore concorrenza ha provocato una giusta reazione da parte di tutti gli organismi rappresentativi forensi (posto che il mercato italiano dei "servizi legali" è già ora il più aperto e libero che vi sia in Europa) che è stata scambiata per una difesa corporativa.
E' intollerabile perciò sentire dichiarazioni di fonti autorevoli ma poco informate, o volutamente cieche, che insistono ancora sulla liberalizzazione delle professioni.
Non arretreremo di fronte a nulla e non rinunceremo a nessuna iniziativa, anche estrema, per farci intendere, e far intendere a chi non vuole informarsi o non vuol capire che la professione forense non è fatta solo di tradizione e di sacrificio, ma è uno dei pilastri dell'economia, oltre che uno dei pilastri dello Stato di diritto.
E quindi deprimere la professione forense è un danno sociale.
Ma la grande storia dell'avvocatura non si fermerà qui, non si piegherà ai voleri e agli interessi dei poteri forti, dovremo stare uniti e militare insieme per contrastare pregiudizi e aggressioni, in una continuità - questa sì giusta e utile - di difesa dei diritti dei cittadini che si riflette nella difesa dei diritti dei loro difensori, il diritto all'autonomia, all'indipendenza, alla libertà di esercizio della professione. Ai sacrifici imposti dalla crisi economica dobbiamo dunque aggiungere i sacrifici imposti dalla difesa del nostro ruolo sociale.
A tutti Voi e alle Vostre famiglie giunga l'augurio più fervido del Consiglio e mio personale per il nuovo anno
Guido Alpa