Dal "sesquipedale" consigliere dell’Ordine Avv. Antoni Ciavola riceviamo e pubblichiamo:
Cari colleguzzi,
dopo l'approvazione con decreto legge della manovra "Cresci Italia", contenente l'abrogazione di tutte le tariffe professionali, la domanda più ricorrente - paradossalmente - è quella del titolo.
Dico paradossalmente perchè l'abrogazione della tariffa è dirompente sull'esercizio della professione e sul rapporto avvocato/cliente, mentre la questione del precetto sembra marginale; comunque, è un problema pratico serio.
La scelta di fondo è: passare ai forconi o accettare il cambiamento?
L'OUA - secondo le parole di De Tilla che ho incontrato giovedì - si sta battendo per la soppressione dell'infausta novità, pressando sul Parlamento in fase di conversione del decreto legge.
Sembra che il nostro amato Governo non capisca - o finga di non capire - che mentre le tariffe minime erano a tutela dei professionisti (ma la loro obbligatorietà è scomparsa nel 2006) le tariffe in genere sono a tutela di chi paga, che così non rischia di essere alla mercè del professionista, che senza alcun parametro potrebbe chiedere ciò che vuole (magari approfittando di un particolare momento di disperazione).
Ma arriviamo al precetto.
Esso è redatto in autoliquidazione sulla base della tariffa; pertanto, mentre restano salve tutte le prestazioni rese in vigenza della tariffa e cioè prima della pubblicazione del d.l., oggi tale autoliquidazione non sarebbe più consentita.
Le ipotesi percorribili sono tre:
1) sbattersene della norma e precettare secondo i consueti canoni, sperando che nessuno faccia opposizione.
Ciò presupporrebbe una categoria professionale unita e compatta a difesa delle tariffe, quindi mi sembra (come si dice) strada che non spunta. Personalmente ho subito opposizioni a precetto anche con contestazioni di singole voci (del tipo: quei 12 euro non sono dovuti ecc.).
2) (più coerente col dato testuale) precettare indicando solo sorte capitale, spese liquidate (o spese di protesto), interessi, spese di notifica e registrazione, senza onorario nè diritti; questi resterebbero a carico dell'intimante e se ne potrebbe chiedere la liquidazione in fase di esecuzione.
3) (dato testuale, prospettiva evolutiva) pattuire col cliente per iscritto e forfettariamente il compenso per il precetto, farsi pagare e fatturare; inserire tra le voci intimate "costo del presente atto, come da fattura n. x/2012". In caso di opposizione, vedremo cosa faranno i giudici.
Osservazione finale: il liberismo sfrenato porta alla competizione e alla determinazione dei compensi senza alcun parametro diverso dal libero mercato; come si concilia questa scelta (coerente con l'abrogazione delle tariffe) con il preventivo? e come redigere un preventivo, senza tariffe?
Sarò più chiaro: se mi scrivono sostituzione sportello x, verniciatura sportello y, manodopera w, questi x y w non sono arbitrari, ma derivano da prontuari simili a tariffe, ... se si pretendono trasparenza e preventivi, cosa li garantisce meglio delle sane tariffe (anche se derogabili)??