Il chirurgo non risponde delle complicazioni operatorie
se il rischio che si verifichino è basso.
Niente risarcimento alla paziente per l'infezione dopo il cesareo
Il chirurgo non è responsabile delle complicazioni operatorie nel caso in cui la percentuale che queste si verifichino è molto bassa.
A sdoganare l'imprevisto in sala operatoria è la Corte di Cassazione che, con una sentenza del 7 giugno 2011, ha respinto il ricorso di una paziente che aveva contratto una grave infezione all'utero in seguito a un taglio cesareo, con tecnica Stark, praticatole in una situazione di emergenza.
La signora aveva contestato il tipo di intervento ritenendolo ancora sperimentale. Ma il Tribunale di Milano aveva respinto la sua richiesta di risarcimento del danno. Così la Corte d'Appello. Ora la Cassazione ha reso definitiva la posizione dei giudici di merito.
Insomma la percentuale di infezione fra lo 0,3% e lo 0,7 è sembrata agli Ermellini troppo bassa per poter affermare la responsabilità del sanitario.
D'altronde, hanno ricordato, "in caso di prestazione professionale medica in struttura ospedaliera, resta a carico del debitore l'onere di dimostrare che la prestazione è stata eseguita in modo diligente e che il mancato o inesatto adempimento è dovuto a causa a sé non imputabile in quanto determinato da un evento non prevedibile né prevedibile con la diligenza nel caso dovuta, in particolare con la diligenza qualificata dalle conoscenze tencnico-scientifiche del momento".
Debora Alberici (da cassazione.net)