M.g.a., il gruppo di Facebook che raccoglie la base dell'Avvocatura italiana ha convocato a Roma per il 23 giugno, in concomitanza con la manifestazione di Napoli delle organizzazioni forensi, la base della professione legale. Il passaparola in atto sulla rete delle reti ha già dato i suoi frutti con adesioni che si preannunciano “bulgare”. “Questo è il momento di fare sentire la nostra voce. tutti fuori dagli studi! Il 23/06/2011 vieni a Roma con noi” recita uno degli slogan pubblicati sul sito. “Diamoci da fare – rilancia un altro - affiggiamo i manifesti, mancano pochissimi giorni, tappezzate i tribunali e le sedi distaccate,fate in modo che siano ben visibili e, se potete, stampateli in formato "big"..contro la cecità dei colleghi”. Bari è stata tappezzata di manifesti, dal Nord Italia si preannunciano pullman che raggiungeranno la Capitale. Tra le iniziative in via di definizione vi sarà la consegna al presidente della Cassa Forense, Marco Ubertini, di un documento programmatico di riforma del sistema previdenziale e un seminario su riforma previdenziale e professionale. Nato all’inizio di febbraio di quest’anno, il gruppo forense M.G.A., acronimo di Mobilitazione Generale degli Avvocati Italiani, su iniziativa di un avvocato di Barletta, Cosimo D. Matteucci, sta conoscendo una rapidissima diffusione su scala nazionale dimostrando un’enorme capacità di penetrazione capillare nella categoria, ad oggi infatti ed in poco più di tre mesi di attività, si registrano oltre 6.000 iscritti organizzati su base territoriale con Referenti presso le locali sezioni di Tribunale, Referenti presso i vari Consigli dell’Ordine e Referenti regionali. M.G.A. tra l’altro ha fortemente avversato la Mediazione Civile, strumento con il quale di fatto si tenta di aprire una nuova breccia nel già travagliato sistema della Giustizia a favore della privatizzazione della gestione del contenzioso civile con tutti i prevedibili rischi di mercanteggiamento dei diritti, soprattutto a discapito delle fasce economicamente e socialmente più deboli della popolazione. A ciò si aggiungano il conseguente ed ulteriore svilimento della professione forense ed il lucroso business dei corsi per i mediatori (organizzati a prezzi esorbitanti dagli organismi di conciliazione, già pronti ad accaparrarsi e a gestire il mercato dei diritti) che completano il drammatico quadro della situazione di dissesto in cui versa l’Avvocatura Italiana, tra l’altro annegante nell’esasperante lentezza del processo italiano, che peggiora di anno in anno e che, senza alcuna possibilità d’appello, colloca l'Italia negli ultimi posti al mondo delle statistiche comparate sull'efficienza processuale. Intransigente è anche l’opposizione, in relazione alla Riforma dell’Ordinamento Forense in itinere, all’introduzione di qualsiasi parametro economico-reddituale al quale subordinare la possibilità di esercitare la professione, nonché alla formazione obbligatoria continua ed al relativo svilente business dei crediti formativi.
(Da Mondoprofessionisti del 15.6.2011)