Per il presidente dell’organismo unitario di rappresentanza politica dell’avvocatura, Maurizio de Tilla, «è ora di smascherare i bluff, le false promesse, la strategia del “divide et impera” e degli accordi al ribasso: l’avvocatura è unita nella richiesta di eliminazione dell’obbligatorietà della mediaconciliazione e nel respingere ogni meccanismo di rottamazione dell’arretrato e di svendita della giustizia civile. Il decreto legislativo in vigore (28/2010) favorisce i poteri forti e calpesta i diritti dei deboli e dei cittadini comuni. Come più volte abbiamo denunciato l’obbligatorietà della mediaconciliazione è viziata per eccesso di potere e per violazione degli artt. 3,24,76,77 e 97 della Costituzione e contrasta con l’art. 47 della Corte dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Non a caso dopo il ricorso (dell’OUA e di alcuni Ordini ed Associazioni) al T.A.R. del Lazio, gli atti sono stati trasmessi alla Corte Costituzionale. E attendiamo fiduciosi un pronunciamento positivo. La media conciliazione, lo abbiamo ribadito più volte, limita illegittimamente l’accesso alla Giustizia, comporta per il cittadino notevoli costi non giustificati, non prevede l’assistenza necessaria dell’avvocato, non prevede criteri legali per la individuazione della competenza territoriale (con possibilità di invitare il cittadino a conciliare anche a 1000 km di distanza). Non solo: consente al conciliatore di formulare una proposta senza il consenso delle parti, che può avere effetti pregiudizievoli per la parte vittoriosa in giudizio anche con il pagamento di una sostanziosa penale. Le decisioni prima del Congresso Nazionale Forense di Genova – continua de Tilla - sono state fino ad oggi disattese, è in atto un processo di privatizzazione selvaggia della giustizia civile che favorisce, tra l’altro, speculazioni, conflitti d’interesse, camere di conciliazione fantasma, con caduta di etica e mancanza di controllo e di rigore. Un quadro che emerge chiaramente vista l’esistenza di più di 400 sedi di società di capitali, abilitate a svolgere un ruolo nella conciliazione, che non possono assicurare i requisiti di trasparenza, indipendenza e terzietà previsti inderogabilmente dalla stessa legge delega e dal decreto legislativo n. 28/2010».
Nel documento dell’Oua si denuncia anche “un progetto di vera e propria rottamazione del carico delle pendenze della giustizia civile programmata con la presentazione di un disegno di legge che affida lo smaltimento dell’arretrato a soggetti ausiliari e non selezionati, fissa la perenzione dei giudizi in appello e in cassazione con termini perentori, fissati a carico del difensore, per confermare la volontà del cliente di proseguire la fase giudiziale, stabilisce la possibilità dell’emanazione di una sentenza con motivazione breve e parziale e con un termine perentorio assegnato ai difensori per chiederne la integrale motivazione previo pagamento di un ulteriore contributo”. Sottolineando inoltre “che tale disegno di legge viola i diritti dei cittadini a ricevere giustizia e il connesso diritto di difesa,e costituisce un maldestro tentativo per risolvere il problema dello smaltimento dell’arretrato”.
Forte infine la “preoccupazione per la ricaduta sul processo penale delle prospettate riforme della giustizia”. Per tutte queste ragioni de Tilla «conferma lo stato di agitazione e lo sciopero dell’avvocatura il 23 giugno contro la mediaconciliazione obbligatoria, la rottamazione e privatizzazione della giustizia civile e invita tutti a partecipare a una grande manifestazione nazionale a Napoli per costruire una macchina giudiziaria moderna e davvero efficiente».
(Da Mondoprofessionisti del 7.6.2011)